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Recovery, Fials chiede di promuovere politiche di conciliazione vita-lavoro per le professioniste e servizi alla genitorialità

“In sanità c’è una situazione di diseguaglianza diffusa che determina: crescita dei part-time alle donne, in particolare alle madri, con ricadute reddituali penalizzanti; maggior precarietà, sebbene siano spesso più qualificate e capaci; ineguaglianze sul piano retributivo, per via dell’impossibilità ad esempio a fare straordinari, quand’anche a raggiungere ruoli dirigenziali. Solo nel 25% dei casi abbiamo direttori sanitari donne, sebbene la forza lavoro nella aziende è al 70% femminile. É urgente che il Recovery inverta al più presto tale tendenza”. Questa la richiesta di Elena Marrazzi, responsabile Coordinamento Donne Fials, tra le protagoniste del webinar ‘Parità di genere: promuovere le pari opportunità implementare le politiche di conciliazione vita lavoro’. Da oggi è online una clip di tre minuti che ne rilancia i contenuti.

In occasione dell’evento è stato presentato un documento programmatico del sindacato a corollario dei risultati del sondaggio ‘Quale parità di genere sui luoghi di lavoro in sanità’, cui hanno aderito per il 50% infermiere, seguite da oss, amministrative, tecnici TSRM, ostetriche e medici. La fatica in sanità si risente e gli infortuni Inail, oltre ai 110mila contagi, evidenziano l’aumento di malattie muscolo scheletriche. Ad emergere per le professioniste: superlavoro, rinuncia a vita sociale e carriera, e scarso welfare, soprattutto al sud. “Il 56,8% delle intervistate dice di dover produrre più degli uomini – avverte Mimma Sternativo, segretaria Fials Milano – per ottenere gli stessi riconoscimenti professionali, mentre il 37,6% dichiara che nelle strutture di appartenenza non vi è alcuna misura di welfare. É preoccupante e richiede interventi immediati, sia come organizzazione sindacale, ma anche da governo e politica in generale”.

Allarmante che per il 30%, il lavoro incida sulla propria salute, e la pandemia ha confermato questo drammatico trend. “Da notare che l’età media è di 50 anni e corrisponde all’età media di chi lavora nella sanità pubblica – prosegue – ciò determina un vulnus per le politiche future e l’assoluta necessità di assumere”. Come se non bastasse, c’è un problema culturale da affrontare al più presto. “I dati confermano che ancora oggi rimangono stereotipi di genere – sottolinea Alessandra Larocca, dirigente Fials Brindisi – nonostante le donne abbiano avuto riconoscimenti importanti, resta un retaggio culturale che ha a che fare con l’essere donna in sé. Per contrastare tale fenomeno, è essenziale porre in essere misure che aiutino le donne ad accedere e a rimanere sul mercato del lavoro, ma è altrettanto importante incoraggiare gli uomini a farsi carico di una più ampia parte di responsabilità familiari, di cura ed assistenza, per un riequilibrio tra tempi di vita e di lavoro”.

La Fials porterà sui tavoli istituzionali proposte strategiche e richieste specifiche raccolte sui territori, affinchè a beneficiare delle politiche di conciliazione siano tutti i lavoratori, che si tratti di formule di lavoro flessibili o di servizi personalizzati, a prescindere da stato di famiglia o età dei figli, in quanto le esigenze delle famiglie non finiscono quando i figli iniziano a frequentare la scuola. “Garantire le pari opportunità significa – chiarisce Larocca – avere la consapevolezza che il gender gap esiste e porre degli strumenti per poterlo arginare. É necessario sostenere le aspirazioni delle giovani lavoratrici attraverso il supporto alla gestione familiare, e nel frattempo bisogna far leva sulla questione culturale incoraggiando i padri, soprattutto nelle aree più depresse del Paese”.

“Il divario di genere è noto e sotto gli occhi di tutti – spiega Angela Lavalle, segretaria Fials Potenza – e la pandemia lo ha amplificato. Se pensiamo ai dati della disoccupazione dell’ultimo anno, la maggior parte dei posti persi purtroppo apparteneva alle donne, per cui oggi come oggi servono politiche attive che mirino ad utilizzare le risorse del Recovery”. Oltre a realizzare e potenziare, laddove già esistono, gli asili nido aziendali, si devono implementare: i doposcuola e i centri estivi per i bambini, le borse di studio da destinare ai figli del personale sanitario, i servizi di assistenza familiare rivolta alla terza età, che siano di qualità e facile accesso. Vengano studiate e proposte anche forme di incentivo ai congedi per motivi di famiglia equamente ripartiti fra i generi.

“Una società dovrebbe essere attenta ai diritti delle donne – attacca Elena Michele, segretario Fials Marche – soprattutto per quanto riguarda i diritti volti alla parità di genere, e invece appare evidente che gli strumenti messi in campo ad oggi, sia a livello politico che economico, sono largamente insufficienti”. La strada è ancora lunga e il tema è fortemente sensibile: le donne italiane sono al 63esimo posto del gender gap, su 156 paesi, e la pandemia l’ha aggravato ancora di più. “Siamo tra i peggiori in Europa e per colmarlo non possiamo aspettare 135,6 anni. Da professioniste auspichiamo – conclude Marrazzi – di riuscire a sanare questo divario allarmante e invalidante. Ma per farlo dobbiamo partire da un assunto: la parità di genere è essere diversi, ma con lo stesso peso”.

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