Regione Basilicata, Fanelli: importante conciliare lavoro–maternità
“E’ noto purtroppo che la maternità coincida ancora spesso con l’abbandono del posto di lavoro da parte delle donne lavoratrici. Raffrontando i dati del 2012 (in aprile avremo quelli relativi al 2013) sulle dimissioni delle lavoratrici madri lucane con quelle dell’anno precedente emerge un incremento dell’8 per cento delle donne dimissionarie dal posto di lavoro, sostanzialmente in linea con i dati nazionali. Questo ci dice che sono necessarie misure, norme e leggi per favorire la maternità e azioni positive antidiscriminatorie sul lavoro, misure e leggi che si devono porre quali norme di civiltà indispensabili in un momento in cui il paese tutto e anche la Basilicata lamentano un grave calo demografico. Il fatto è che la correlazione tra bassi livelli di natività e di fecondità delle donne lucane e scarsa occupazione delle stesse è evidente e rappresenta un nodo che occorrerà recidere al più presto, ne è pensabile avere culle piene e tasche vuote”. A sostenerlo la Consigliera regionale di Parità, Anna Maria Fanelli.
“Se però è apprezzabile l’attenzione rivolta dalla IV Commissione Consiliare Permanente – Politica Sociale alle politiche della maternità – sostiene – non è condivisibile la possibilità di offrire un incentivo economico per diciotto mesi alle donne che rinunciano ad abortire. Occorre inquadrare il tema in un quadro più vasto ed ampio, così da garantire contemporaneamente la maternità e il lavoro, la doppia presenza e in tal senso incentivare la maternità, creando opportunità lavorative per le donne e un welfare adeguato.
La maggiore occupazione femminile significa maggiore serenità nelle famiglie, più nascite, investimenti in servizi, perché crescono domanda e bisogno, diminuzione del numero di bambini che vivono in povertà. Sono perciò necessarie misure anticrisi, per operare e attuare quelle relazioni di genere di cui le politiche devono tenere conto sia per migliorare la condizione della componente femminile e per operare attraverso scelte più complessive sulla società favorendo una nuova mappa del Welfare nel rispetto della vita quotidiana che riguarda sia le politiche sociali per la maternità e la famiglia, oltre che dell’economia (orari flessibili di lavoro, telelavoro, orario concentrato, congedi parentali, reinserimento e riqualificazione di coloro che si sono assentati dal posto di lavoro, gli asili niso in famiglia, gli asili nido aziendali, misure per favorire il problema della cura delle persone anziane e non autosufficienti), vaucher, nuove figure professionali. E’ frequente per una donna – continua la Fanelli – dover abbandonare il posto di lavoro per l’incompatibilità a gestire sia il ruolo di madre e moglie in famiglia, che quello di lavoratrice nella società. L’assenza di servizi, infatti, pesa fortemente sulla maternità e sulle decisioni delle donne di rimanere a casa, così come influisce sul bilancio economico il ricorso alla baby-sitter. Molte donne preferiscono non affrontare una maternità, e/o se già madri e lavoratrici, abbandonare il posto di lavoro, così come non è da sottovalutare la precarietà del lavoro (se lavoratrici) e la mancata concessione del part-time o dell’orario flessibile del lavoro, degli asili nido in famiglia e/o aziendali che inducono le donne a non investire nella maternità, come pure, se madri lavoratrici nell’attività lavorativa, quando si ha la fortuna di averla”.
Per la Consigliera regionale di Parità “la proposta di legge regionale n. 11/14, avente ad oggetto “Misure di sostegno sociale alla maternità e alla natalità” è necessario che venga impostata in un quadro volto a sottolineare che il problema di mancanza di competitività dell’Italia e quindi anche della Basilicata, è anche legato al potenziale inespresso rappresentato dal mondo femminile. E’ per questo che ogni iniziativa, tesa a migliorare le condizioni per favorire la scelta della maternità e l’inserimento e il mantenimento delle donne al lavoro – spiega – non è solo un atto di giustizia, ma anche un’opportunità che non può essere favorita solo con misure riguardanti l’aborto, ma che deve essere affrontata in un sistema preventivo del welfare, incrementando servizi e informando le donne sui temi della maternità, delle leggi, dell’opportunità di rivolgersi agli organismi di parità preposti, ai sindacati, ai centri per l’impiego, insieme alla possibilità di accedere a progetti specifici, tramite anche i voucher per la Conciliazione. Per tutto questo è necessario una cultura del lavoro disponibile a strutturare un’organizzazione del lavoro integrata con le esigenze di cura della famiglia e ad adottare azioni positive e buone pratiche volte ad aiutare la lavoratrice, come anche il padre lavoratore”. “E’ quindi auspicabile – conclude – che siano messe in azione tutte quelle misure per far sì che il lavoro aziendale si fondi su una situazione di benessere organizzativo in cui gli spazi, le mansioni, gli orari di lavoro e l’equità del trattamento personale ed economico, possono mettere i lavoratori nelle condizioni di essere efficaci, produttivi, mantenendo un adeguato grado di benessere fisico, psicologico e sociale. Uno stato di benessere che avrebbe ricadute positive tanto sul luogo di lavoro, che nell’ambiente familiare e quindi sulla maternità”.