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Regione Basilicata, le dichiarazioni di Cupparo sulla chiusura della Favorit di Tito

L’assessore allo Sviluppo Economico e Lavoro, Francesco Cupparo, ha comunicato ai sindacati di aver ricevuto nelle ultime ore dal rappresentante della Favorit Piccinno la lettera con la quale il Gruppo Hamelin titolare dello stabilimento di Tito intende cessare l’attività. “Nonostante il massimo impegno svolto, sollecitando il Gruppo francese a farci conoscere cosa avrebbe potuto fare la Regione per garantire continuità produttiva e posti di lavoro, la situazione è precipitata. Concorderò con i sindacati – ha aggiunto l’assessore – se tenere comunque la riunione già indetta per il 10 ottobre prossimo e quale iniziativa assumere in condivisione. E’ comunque indispensabile mantenere una strategia comune e responsabile”.
Cupparo aggiunge che sulla vertenza Favorit di Tito, l’intervento, attraverso i social, del consigliere Galella, evidentemente distratto da altri problemi, “dimostra che non è attento su quanto stiamo facendo come Dipartimento Sviluppo Economico e Lavoro per scongiurare la paventata chiusura dello stabilimento con la perdita di 41 posti di lavoro.  Sarebbe stato sufficiente chiedere informazioni per ottenere le notizie aggiornate all’ultimo incontro che ho presieduto alla presenza di dirigenti della società, dei sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil, dell’assessore Pepe, dei sindaci di Tito ed Avigliano e del consigliere regionale Picerno. Il suo atteggiamento è ancora più incomprensibile perché Galella è stato assessore del mio stesso Dipartimento e pertanto dovrebbe conoscere compiti e funzioni che spettano all’assessore che non ha certo alcun titolo per cercare nuovi imprenditori per fabbriche che intendono chiudere. Le parole di Galella producono solo ulteriori allarmi e preoccupazioni tra i lavoratori e i sindacati che, voglio ricordare al consigliere, hanno espresso in un comunicato apprezzamento e sostegno alla nostra iniziativa. Dai consiglieri – di maggioranza e di opposizione – c’è da attendersi un atteggiamento improntato prima di tutto sulla responsabilità, tanto più in casi come questo con 41 posti di lavoro a rischio e la prosecuzione di un’attività produttiva”.

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