Rinaldi (Sua-Rb) su inchiesta Potenza: “Mai passato atti riservati ad alcuno”
Il dirigente generale della Stazione unica appaltante della Regione Basilicata, Raffaele Rinaldi, in riferimento alle notizie apparse oggi sulla stampa locale, relative all’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza su vicende che hanno coinvolto l’amministrazione comunale del capoluogo lucano (e non la Regione Basilicata, come erroneamente riportato da un giornale locale), interviene per sgombrare il campo da qualsiasi dubbio rispetto alla ipotesi secondo la quale avrebbe diffuso documenti riservati relativi ad una gara di appalto.
“A seguito della telefonata della dott.ssa Fulgione, nel corso della quale tentai di esprimere mie ipotesi plausibili in riferimento alla procedura amministrativa in corso e quindi alla mancanza degli allegati – sostiene il dott. Rinaldi – non vi è stato da parte mia, nella maniera più assoluta, alcun passaggio di documenti riservati né alla dott.ssa Fulgione né al consigliere Mollica né ad altre persone. I documenti mancanti non erano e non sono mai stati a mia disposizione, né ho lasciato minimamente trapelare la mia disponibilità ad assecondare, in qualsivoglia forma, la richiesta avanzatami. Aggiungo che neppure quando, a fine 2015, la gara è stata pubblicata dalla Sua-Rb, mi sono interessato alla consultazione degli stessi allegati. La mia assoluta serenità – aggiunge il direttore della Stazione unica appaltante – si fonda innanzitutto sulla conoscenza del contenuto della conversazione telefonica avuta con la dott.ssa Anna Fulgione, ma anche sulla certezza che tutte le 78 gare sinora gestite dalla Stazione unica appaltante sono state espletate all’insegna della massima correttezza e trasparenza. Mi riservo di tutelare nelle sedi opportune – conclude Rinaldi – la mia reputazione e quella dell’Istituzione per la quale presto con dedizione, passione e onestà tutto il mio impegno, nei confronti di chi pensa di sostituirsi alla Magistratura con titoli ad effetto e accostamenti di immagini studiate a tavolino al fine di alterare il senso della realtà, stimolando giudizi ingenerosi da parte dell’opinione pubblica”.