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Rischio ridimensionamento per la Stellantis di Melfi

E’ una brutta aria quella che si respira presso lo stabilimento Stellantis di Melfi e il suo indotto. Vi è un chiaro disegno di smantellare la produzione delle automotive, non solo in Basilicata, ma in tutta Italia. L’intenzione del gruppo francese è quella di mandare a casa tremilaseicento lavoratori in esubero, addetti presso gli stabilimenti di Torino, Pomigliano, Melfi, Cassino, Pratola Serra, Termoli, Cento e Varrone. Solamente nel sito produttivo di Melfi sarebbero 500 gli esuberi.
Gli incentivi all’esodo per chi decide volontariamente di lasciare l’azienda sono il segno evidente di un totale disimpegno della multinazionale nei confronti del nostro Paese, ma anche dello stesso governo Meloni che finora è rimasto in silenzio. La crisi del settore delle automotive è sotto gli occhi di tutti da anni, tant’è che si è ricorso molto spesso alla cassa integrazione, con una produzione ridotta di veicoli pari a circa la metà della capacità installata. Vi è una chiara intenzione di investire all’estero; solo per fare un esempio, la produzione della city car elettrica verrà allocata in
Polonia e non a Torino.
Difronte questo disastro, la Fiom Cgil di Basilicata ha chiesto ripetutamente che gli accordi assunti per lo stabilimento di Melfi vengano rispettati al fine di di fendere i posti di lavoro e tutelare i lavoratori e le lavoratrici dell’indotto e della logistica. Il rischio è che la Basilicata si trovi di fronte ad un grande fallimento industriale, con la complicità sia del governo regionale che di quello nazionale. Una situazione drammatica per la Basilicata, per tutta​ l’area industriale interessata e per i lavoratori. Siamo seriamente preoccupati non solo per il ridimensionamento dello stabilimento
Stellantis di Melfi, che da 7200 è passato a 5.200 lavoratori, ma anche per le aziende della componentistica che non hanno la garanzia dell’acquisizione delle commesse.
Gianni Leggieri, Consigliere regionale

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