Ritrovata tartaruga caretta caretta a largo di Maratea
“L’inquinamento da plastica continua a colpire le specie marine. Questa volta a farne le spese è stata una tartaruga caretta caretta di 20 chili e lunga 52 cm, che lo scorso giovedì è stata ritrovata dalla Guardia Costiera al largo di Maratea. Rosaria (questo il nome dato alla piccola testuggine) galleggiava in modo anomalo, non riusciva a immergersi e il suo corpo pendeva verso destra, per questo i membri della capitaneria di porto hanno avvertito subito il gruppo operativo del WWF Maratea.
Una biologa e un veterinario hanno verificato subito le condizioni della Caretta caretta, che è ora ospite del Centro recupero tartarughe marine nell’Oasi WWF di Policoro; lì è stata prima sistemata in acqua molto bassa, per permetterle di riadattarsi alle temperature e poi spostata in una vasca con acqua più alta, dove anche gli esperti hanno potuto osservare le anomalie nel nuoto della tartaruga.
“Quando le tartarughe galleggiano in questo modo, o si tratta di un problema ai polmoni, oppure hanno ingerito plastica. – spiega la nota del Wwf – Per capire cosa avesse era necessaria una radiografia, eseguita alla clinica veterinaria di Bari, che fortunatamente ha escluso problemi agli organi. Doveva essere stata proprio la plastica a danneggiarla e poco dopo, dalle sue feci, è arrivata la conferma: Rosaria aveva ingerito un involucro di plastica tipico dei pacchetti di sigarette e forse, nel suo intestino, ci sono altri frammenti plastici che dovrà espellere.
Ora Rosaria resterà in osservazione al centro di recupero di Policoro e verso la primavera, quando il clima sarà più mite e avrà riacquistato pienamente le forze, sarà liberata e potrà tornare a nuotare in mare.
Dall’inizio dell’anno è stata lei la prima tartaruga recuperata a Maratea, mentre nel 2018 sono state quattro quelle recuperate, sempre in quella zona.
Ormai – conclude la nota – circa il 90% delle tartarughe che vengono trovate in situazione di difficoltà e trasferite nei centri di recupero hanno ingerito plastiche o microplastiche”.