Rmi, la Cisl chiama in causa l’assessore regionale Cifarelli sul caso Potenza
“Il Comune di Potenza si sta assumendo la responsabilità morale e presto anche quella giuridica di un’insensata guerra tra gli ultimi e i penultimi”. A lanciare il duro j’accuse contro l’amministrazione De Luca è il leader della Cisl, Enrico Gambardella, che stigmatizza la scelta del Comune – rivendicata sulla stampa dal primo cittadino del capoluogo – di impiegare i beneficiari del reddito minimo d’inserimento, da poco entrati in servizio, in attività già svolte dai dipendenti della Facility. Il segretario della Cisl ha investito della faccenda l’assessore regionale Roberto Cifarelli sottolineando in una lettera che “le dichiarazioni del sindaco De Luca a proposito dell’utilizzo dei lavoratori del Rmi sono la prova del rischio che la Cisl ha rappresentato nel corso di un recente incontro sul tema. È di tutta evidenza il pericolo che l’irregolare utilizzo degli Rmi – scrive Gambardella – finisca con il sottrarre veri posti di lavoro e di determinare un effetto imitativo in altri enti”. Il segretario della Cisl invita la Regione ad intervenire sul Comune di Potenza e a vigilare su tutti gli enti utilizzatori “affinché le attività svolte corrispondano pienamente ai progetti approvati con l’obiettivo di evitare abusi da parte delle amministrazioni”. Intanto sul caso Potenza la Cisl è pronta a dare battaglia in ogni sede. “Con le federazioni di categoria interessate – annuncia Gambardella – inviteremo l’ispettorato del lavoro ad intervenire sul caso specifico e più in generale a vigilare su altri enti titolari di progetti di Rmi al fine di evitare il diffondersi di pratiche irregolari. In proposito la normativa è chiara e non ammette dubbi interpretativi: le attività svolte dai beneficiari di progetti di pubblica utilità, come Rmi, Lsu, Lpu etc., devono essere aggiuntive e mirate al miglioramento della qualità della vita delle comunità. Non possono essere in alcun modo sostitutive di attività istituzionali proprie dell’ente utilizzatore in quanto, in tal caso, si configurerebbe un illecito arricchimento dello stesso e la possibilità del riconoscimento dei benefici legati al lavoro dipendente”.