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Sanità, Nursing Up: “Caso pronte disponibilità, la misura adesso è davvero colma!”

«E’ davvero il caso di dire che gli infermieri italiani sono stanchi e logorati da quello che può essere definito, senza alcun dubbio, un vortice di abusi, contraddizioni e lacune che non fanno che minare nel profondo la nostra professione, la nostra serenità e delegittimano lo straordinario valore e la competenza di cui siamo più che mai simbolo. 

Ci riferiamo al caso delle pronte disponibilità, e a quella che, senza alcun dubbio e senza esagerazione, appare come una bomba a orologeria che da tempo era destinata ad esplodere. 

Ora i nodi stanno venendo al pettine, non è affatto retorica, e dopo i casi denunciati dai nostri referenti in Liguria, Piemonte e in Sardegna, siamo certi che è solo una questione di tempo e anche altri infermieri di altre regioni imbracceranno spada e scudo per difendersi da aziende sanitarie che non hanno certo a cuore il rispetto dei contratti di lavoro. 

Varrebbe la pena di citare un detto antico che coglie sempre nel segno: chi è causa del suo mal pianga se stesso.

E allora le aziende sanitarie, da nord a sud, che non rispettano le normative contrattuali previste, si preparino al confronto nelle aule dei tribunali.

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, interviene sul delicato caso delle pronte disponibilità.

«E’ in gioco più che mai la salute psico-fisica degli operatori sanitari. 

Ogni mese non possono essere richiesti al personale sanitario più di sette turni di pronta disponibilità. Lo prevede il contratto di lavoro. 

Attraverso i nostri referenti di Piemonte, Liguria e Sardegna, abbiamo già inviato lettere di diffida ai direttori generali delle Asl, delle Aziende ospedaliere e agli esponenti dei governi regionali, per chiedere il sacrosanto rispetto delle regole. L’articolo 44 del contratto 2019-2021 non lascia spazio ad interpretazioni, non consente la stipula di diversi accordi a livello aziendale o altra eccezione non conforme.

Sono passati più di trent’anni dall’istituzione della Pronta Disponibilità per i dipendenti pubblici, con norme che sembravano fatte apposta per essere aggirate . 

Con l’entrata in vigore del nuovo contratto, continua De Palma, le aziende sanitarie non si possono più permettere gli abusi che hanno perpetrato fino a questo momento. 

Le Pronte Disponibilità sono turni di 12 ore nei quali gli infermieri e professionisti sanitari (come suggerisce il termine) sono in ‘preallarme’ , quindi a disposizione su chiamata, pronti a intervenire su specifiche necessità.
Ebbene, fino a oggi, come accaduto ad esempio in alcune aziende sanitarie del Piemonte, agli operatori vengono fatti fare 10, 15 fino a 20 turni di pronta disponibilità per ogni mese. Ciò accade a causa dell’estrema carenza di personale che pesa come un macigno sulle nostre spalle.

Ma con l’entrata in vigore del nuovo Contratto nazionale di Lavoro, firmato nei mesi scorsi a Roma, che impone di non superare il numero massimo di sette pronte disponibilità al mese per ogni soggetto, le aziende sanitarie non possono più permettersi passi falsi. 

Ci auguriamo a questo punto che prevalga il buon senso, ricordando che tutte le turnazioni che prevedono il sistematico sforamento del limite contrattuale delle 7 pronte disponibilità mensili, espongono le aziende sanitarie alla possibilità che ogni infermiere che si trova oltre tale soglia possa chiedere l’intervento dell’Ispettorato del Lavoro e proporre un’azione legale risarcitoria, con il rischio di una impennata di ricorsi, e una conseguente esposizione economica di svariati milioni di euro.

E’ evidente, che se le aziende sanitarie dovessero proseguire in un modus operandi che definire illegittimo e vessatorio appare quasi un eufemismo, i nostri infermieri, da nord a sud, non tarderanno, con il sostegno delle nostre delegazioni, a percorrere tutte le strade necessarie a far valere i propri sacrosanti diritti, aprendo di fatto la strada a “dolorose” battaglie legali che, ancora una volta, come già accaduto in tante altre circostanze, ci costringerebbero, dalla realtà delle corsie di un ospedale, a spostarci gioco forza “sul palcoscenico” dei tribunali. 

Si chiedano, le regioni, se davvero è questo ciò che vogliono!», chiosa De Palma amareggiato

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