Sciopero acciaierie Ilva, alta la partecipazione
Questa mattina alle 7,00 è partito lo sciopero di 24 ore su tre turni, proclamato da Fim, Fiom e Uilm nell’Area Acciaieria dell’Ilva di Taranto. Una mobilitazione che riguarda circa 2mila lavoratori.
«Sono mesi che noi denunciamo l’assenza totale di manutenzioni ordinarie straordinarie», dichiara il Segretario Generale della Fim Cisl Taranto Brindisi, ValerioD’Alò, il quale aggiunge, «insieme ai lavoratori abbiamo messo in campo questa mobilitazione, finora davvero partecipata e che ha fermato le due acciaierie. Chiediamo che venga affrontata con vigore la tematica legata al sistema manutentivo, perché di sicuro non possiamo continuare a lavorare in queste condizioni».
Impianti che vivono le difficoltà di una trattativa legata al passaggio dalla gestione commissariale al gruppo Mittal, lunga e che mettono lo stabilimento in una fase di stallo.«Oggi – attacca D’Alò – è il giorno in cui la misura è colma sul serio: i lavoratori non possono più aspettare e il sindacato nemmeno. Sono state proclamate queste 24 ore di sciopero proprio perché il segnale che vogliamo dare è che gli impianti, chiunque li debba gestire, questi deve garantire la sicurezza di chi lavora dentro e di chi è fuori in città».
I problemi delle Acciaierie sono molteplici ed hanno già causato inconvenienti di rilievo, come la rottura dei convertitori e il deragliamento di carri siluro. «Ma il vero problema – sottolinea Valerio D’Alò – è che c’è sempre questa scusa della mancata possibilità di investire per via dell’assenza di fondi. Serve una gestione
della fabbrica che prima di tutto tuteli chi c’è dentro e poi pensare al resto della tenuta dello stabilimento. Questo non avviene, forse è il momento che qualcuno si adoperi per mettere in sicurezza lo stabilimento di Taranto». La vertenza Ilva vive già una fase di incertezza per il futuro produttivo, occupazionale e ambientale dello stabilimento. In quest’ottica c’è l’altro fronte aperto, quello della trattativa con la nuova proprietà Am Investco, interrotta lo scorso 26 aprile sul numero dei lavoratori che passeranno alla società acquirente.
«Per poter proseguire la trattativa è necessario che Arcelor Mittal modifichi radicalmente l’impostazione sui numeri. Quello che loro hanno stabilito col Governo per noi può rappresentare soltanto un punto di partenza su cui trattare. Noi chiediamo la copertura per tutti i 14mila dipendenti del Gruppo e che nessuno perda il posto di lavoro. Copertura che può passare anche dalle uscite volontarie incentivate. È importante quindi che il Governo prenda i suoi impegni su quello che dobbiamo fare. Ricordiamoci che più passa il tempo e più le persone che sono in Cassa integrazione – soprattutto i lavori delle ditte d’appalto – subiscono il prezzo di questa crisi. Servono certezze anche sotto il profilo degli investimenti in materia Ambientale, con la definizione di una strategia certa in termini di adeguamento impiantistico. Per queste ragioni è necessario far presto, ma non a qualsiasi condizione. Noi – conclude il segretario Generale della Fim Cisl Taranto Brindisi – non firmeremo un accordo che preveda licenziamenti ed esuberi: è necessario che Mittal riveda la sua impostazione, dopodiché ognuno faccia la sua parte.
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