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Scoperta nel territorio del Parco una nuova specie di pipistrello

pipistrello myotis alcathoeAncora buone notizie per la biodiversità del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano. Nel territorio dell’area protetta, infatti, è stata appena scoperta una nuova specie di pipistrello, mai segnalata finora in Basilicata. Si tratta del Myotis alcathoe, nome scientifico della specie oggetto della scoperta, identificata con certezza grazie all’analisi del DNA, in quanto morfologicamente risulta quasi identica al Myotis mystacinus, altra specie più comune presente nel Parco. La scoperta è stata fatta nell’ambito del progetto di censimento della chirotterofauna svolta per conto dell’Ente Parco da parte dell’ATI guidata dal Centro Studi Naturalistici Nyctalus di San Martino d’Agri. L’analisi del DNA si è resa necessaria in quanto nel Parco è stata riscontrata la presenza di specie di chirotteri difficilmente identificabili mediante metodi morfometrici tradizionali, denominate specie criptiche. L’applicazione di tecniche molecolari si è rivelata utile, dunque, per l’identificazione di queste specie . Al fine della corretta individuazione, durante le fasi di cattura sul campo, i pipistrelli sono stati sottoposti a una biopsia della pelle (biopsy punch). Il materiale biologico è stato estratto mediante un punch avente 3 mm di diametro, direttamente dalla membrana caudale (uropatagio) e conservato in provette per poi essere inviato al centro che ha effettuato l’analisi del DNA e l’identificazione della specie. Sulla base di tali dati si è potuto pertanto stabilire con certezza, per la prima volta, la presenza di questa specie per la Basilicata.

“Il lavoro svolto -ha dichiarato Domenico Totaro presidente dell’Ente- ha permesso di compilare una checklist dei chirotteri presenti nel Parco Nazionale Appennino Lucano e di effettuare un’analisi preliminare di tipo qualitativo sulle relazioni specie-habitat. Si è inoltre stabilità con certezza la presenza nella nostra area protetta di alcune delle specie più rare nel nostro paese e in Europa, come il Barbastello (Barbastella barbastellus) e il Vespertilio di Bechstein (Myotis bechsteinii).”

I dati raccolti vanno inoltre ad aggiornare significativamente le conoscenze sulla diversità dei chirotteri in Italia meridionale e su scala regionale che risulta essere ancora lacunosa. “Il progetto -ha concluso Totato- ha inoltre evidenziato criticità per alcuni rifugi utilizzati dai chirotteri presenti nel territorio del Parco. Su tali situazioni, ampiamente riportate dalla stampa locale, l’Ente ha svolto le proprie indagini ed ispezioni anche servendosi del Coordinamento Territoriale dell’Ambiente, arrivando a proporre ed adottare le giuste soluzioni per proteggere e tutelare in modo rigoroso tali siti secondo quanto previsto dalle norme di salvaguardia presenti nel DPR istitutivo dell’Ente stesso.”

 

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