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Scuole a Matera, la lettera dell’associazione antiusura “Mons. Cavalla” al sindaco De Ruggieri

Ringraziamo il Sindaco De Ruggeri per l’attenzione riservata al nostro comunicato. Basilio Gavazzeni è grato perché lo riconosce amico: tale è, al di fuori di ogni frequentazione e piaggeria. Con la forza di un elenco incontrovertibile il Sindaco ostende come la sua Amministrazione abbia pensato alle scuole della città. Se compiuto, oltre che preventivato, ciò è mirabile. Ci si augura che chi, volta per volta, ne ha fruito, l’abbia apprezzato in maniera conveniente. “Quisque de populo“ non eravamo informati.
I più, come noi, lo vengono a sapere ora. Forse siamo stati distratti, ma è anche evidente che è mancata la comunicazione istituzionale.
Il problema che abbiamo sollevato non riguarda i giorni trascorsi, ma il futuro di una prossimità quasi presente. Per ridirlo “chiarozo chiarozo”, come si esprimeva san Bernardino da Siena: il 14 settembre, le circa 250 aule a disposizione, pur divenute ospitalissime grazie agli interventi da lei catalogati, potranno accogliere circa 5 mila studenti distribuiti a gruppi di circa 10 o 12 per aula, come impone il Coronavirus? Diversamente, quale soluzione si sta approntando in concreto, così che i genitori, i docenti e il personale ATA si sentano rassicurati? Questa è la priorità che preme più di qualsiasi altra.
Caro Sindaco, lei oggi preferisce san Francesco di Sales a Bertolt Brecht. Noi, pazienti impazienti, li vorremmo associare: e l’uno e l’altro. Ben venga il Parco Generazionale, costosissimo, dall’alta funzione sociale, a cui, trattandosi di grande disegno, si può attendere appunto con molta pazienza e con molto tempo. Tuttavia si provveda con sollecita disponibilità alle aule scolastiche ora necessarie. Noi si accennava alle opere faraoniche e decorative, avendo gli occhi afflitti dallo spettacolo delle maltrattate periferie. Caro Sindaco, il concerto sia pure vario e discorde delle voci del popolo è stato ascoltato in queste stagioni? Certo non sempre la voce del popolo è la voce di Dio. Fra l’altro non esiste più la Piazza capace di interloquire “una voce” con il Palazzo. Ma è così difficile udirlo questo benedetto popolo materano e dialogare con lui?
In questo tempo digitale il pericolo è la diffusione di un impotente e fastidioso tersitismo, in altre parole la moltiplicazione di un’eloquenza insolente alla maniera di Tersite, la stupenda macchietta che Omero, nel Canto II dell’Iliade, mette in scena contro l’aristocrazia dei principi achei sotto le mura di Troia, e il cui insolentire non è privo di alcune riflessioni in fondo giuste, come a suo tempo perorava il grande Concetto Marchesi. Oggi nessun Ulisse può bastonare e fermare un qualsiasi Tersite strumentato di villani vituperi. Ma allora si ascolti finalmente il popolo.
 
Basilio Gavazzeni
Angelo Festa

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