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Senatore Saverio De Bonis: “Una costituente ecologista che riunisca tutte le persone di buona volontà”

“E’ imperativo colmare lo spazio lasciato vuoto nella politica italiana e pensare a una costituente ecologista che riunisca tutte le persone di buona volontà e convogli le proposte e le istanze di tutti coloro che hanno a cuore il futuro e il benessere del nostro paese e del pianeta”.

Lo ha detto il senatore Saverio De Bonis nel corso della conferenza tenutasi giovedì 25 luglio a Palazzo Madama, dal titolo “Quale futuro per l’ecologia politica in Italia”, organizzata dallo stesso e moderata dal giornalista Manlio Masucci.  

“Il senso di questa conferenza – ha spiegato De Bonis – è proprio quello di mettere in rilievo come il tema ecologista, non solo nei termini di difesa dell’ambiente, della salute dei cittadini ma anche di strategia socioeconomica complessiva, non sia più differibile, nonostante sia stato per anni sottovalutato in Italia. Ad oggi, l’unica istituzione mondiale che ha espresso una posizione netta sul tema dell’ecologia è stata la Chiesa, con l’enciclica Laudato Sì di Papa Bergoglio. Poi sono arrivate le spinte dall’Europa, in particolare del Nord, con i movimenti giovanili che chiedono il diritto a un futuro sostenibile e dignitoso. Noi parlamentari non possiamo più permetterci il lusso di domandarci se il vecchio sistema sia sostenibile oppure no. È giunto il momento di uscire dalla trappola neoliberista, in cui alcuni movimenti, pur partendo con le migliori intenzioni, sono rimasti impantanati. Purtroppo, dobbiamo rilevare che temi di fondamentale importanza come i beni comuni – la terra, l’acqua, l’aria, l’energia – sono stati trattati con sufficienza e subalternità in questo primo anno di governo. Per questo serve un orizzonte diverso e più ambizioso. Attraverso lo strumento costituzionale possiamo far uscire i beni comuni dal limbo dell’utopia nel quale oggi si trovano per costruire un’alternativa sociale ed economica concreta che vada a vantaggio di tutti i cittadini. Negli altri paesi europei il vuoto politico di uno spazio ecologista viene colmato sempre di più, ed è assurdo che proprio in Italia, la seconda potenza manifatturiera, il movimento ecologista non sia diventato movimento di massa ma sia rimasto elitario. Ci sono diversi dossier su cui gli elettori sono stati traditi: penso all’acqua pubblica, alla xylella, al glifosato, ai fanghi, alle trivelle, alla Tav, alla TAP e a tanti altri. Tutte le battaglie, dal campo ambientale a quello agricolo, alimentare, industriale ed energetico, vanno combattute fianco a fianco da tutti quelli che le hanno a cuore. Non per dire no, ma per dare una speranza di benessere, di lavoro e di vita dignitosa a tutta la nazione”.

Anche gli altri relatori si sono trovati d’accordo su una possibile convergenza trasversale su questi temi.

La senatrice e presidente del Gruppo misto, Loredana De Petris, in merito alla necessità di dare fondamento costituzionale ai beni comuni, ha evidenziato che “oggi non basta più l’art. 9 della Costituzione. Oggi serve anche rafforzare la tutela degli ecosistemi e sostenere il patto intergenerazionale. Il diritto delle giovani generazioni va rafforzato e per fare questo occorre il coordinamento di tutte le persone di buona volontà all’interno del Parlamento, ma serve anche una forte soggettività politica ecologista. Perché quando arriveremo al punto di non ritorno, sull’arca di Noè salirà quel 2% della popolazione che oggi detiene la maggioranza della ricchezza mondiale. La questione sociale, oggi, si attualizza attraverso la questione ecologica. Non basta più spendersi a favore del plastic-free. Ed è ancora più assurdo proclamarsi a favore della transizione energetica e intanto continuare a sostenere i fossili, con sussidi a carico della fiscalità generale che invece non sono previsti per le rinnovabili”.

A mettere in luce la necessità di “un approccio sistemico” il senatore Carlo Martelli, il quale ha sottolineato come occorra innanzitutto fare un’opera costante di formazione dei cittadini: “Nella maggioranza dei casi le informazioni sono allarmistiche oppure troppo specifiche per essere comprese. Entrambi generano repulsione. E invece bisogna spiegare che tutti i fenomeni sono strettamente correlati e che non si può parlare di ambiente senza parlare di migrazioni, agricoltura, commercio estero, ecc. Questo tipo di consapevolezza non viene incoraggiato perché si preferisce stabilizzare l’elettorato su posizioni più gestibili. Invece bisogna dire che occorre riprogettare l’intera filiera industriale, agricola, alimentare, energetica e del commercio estero per mettere in campo azioni ambientali che abbiano un senso e che non siano solo dei ‘no’. Bisogna dire ‘no’ alle cose sbagliate e ‘sì’ a quelle giuste. Gli Accordi di Parigi, giusto per fare un esempio, sono il classico esempio del ‘tutto cambi perché nulla cambi’. I cambiamenti climatici sono in atto da moltissimo tempo e oggi il nostro compito inderogabile è custodire con la massima cura ciò che abbiamo”. A tal fine, anche il senatore Martelli lancia un appello “a collaborare, a fare formazione, cultura e, per chi si occupa di questo, a portare tutto ciò all’interno delle istituzioni”.

Angelo Bonelli, coordinatore della Federazione nazionale dei Verdi, ha lanciato la proposta di un “coordinamento politico di confronto e cooperazione tra i parlamentari presenti e i Verdi italiani. Ha auspicato la fondazione di una grande casa comune che immagini le battaglie future nell’ottica di una piena conciliazione tra giustizia ambientale e giustizia sociale. Un progetto che allarghi sempre di più la platea dei soggetti e dei parlamentari interessati, dentro e fuori da quest’aula”.

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