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Sentenza TAR Basilicata annulla la nomina del dg dell’Arlab

La notizia della sentenza del TAR che annulla la nomina del Direttore Generale dell’Arlab non è di quelle che riempiono di gioia. Tuttavia, merita un approfondimento politico, dichiara il Consigliere regionale del PD, Roberto Cifarelli. Questa sentenza boccia la condotta del Presidente Bardi che, con la cosiddetta legge “pieni poteri”, manifestando la sua mancanza di fiducia nella classe dirigente del centrodestra lucano, volle avocare a sé una vasta gamma di poteri che, come confermato dalla sentenza del TAR, ha finito per generare un’arbitrarietà di attività fuori dalla legge, continua Roberto Cifarelli.

La questione politica sottesa a questa vicenda va ben oltre quanto riportato dalla sentenza del TAR, poiché mette in evidenza un operato che era ed è sotto gli occhi di tutti, sottolinea l’esponente democratico. In altre parole, tutto quanto accade in Basilicata sembra essere decisione del Presidente Bardi e del suo cerchio ristretto, con poca considerazione per i Consiglieri regionali, parlamentari e dirigenti di partito. Ciò mette in luce che il Presidente Bardi è la vera causa di tutto il malgoverno regionale di questi anni.

La nomina del Direttore Generale dell’Arlab è stata oggetto, insieme ad altri colleghi dei gruppi di minoranza, di diversi atti consiliari a partire da un’interrogazione consiliare del 22 ottobre 2020 e anche di una mozione consiliare il 24 maggio 2021. Questi atti mettevano in evidenza esattamente quanto il TAR ha poi confermato nel suo provvedimento: l’approccio spartitorio messo in atto nel centrodestra non era una sensazione, ma si è dimostrato un fatto. I cittadini lucani devono essere tutelati da questo marasma dunque invitiamo il Presidente Bardi a fare presto a ripristinare il regolare funzionamento dll’Ente.

A colui che, con il suo comportamento, la pazienza e la dedizione, ha potuto scoperchiare questo sistema va la nostra sincera solidarietà, che coincide con quella dei lucani onesti che non intendono piegarsi ai soprusi di una politica che predica bene e razzola male, conclude Roberto Cifarelli.

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