BasilicataCronaca

Si complica il decomissioning a Rotondella

Visto e considerato che la Regione ha ribadito il suo secco no all’eventualità di localizzare il deposito di scorie nucleari nei potenziali siti apparsi sull’elenco proposto da SOGIN, ora occorre non abbassare la guardia sulle altre emergenze del fardello nucleare che interessano la nostra terra.

Di sicuro l’ITREC di Rotondella è una pesante eredità con cui il territorio, il metapontino nello specifico, è costretto a fare i conti da svariati decenni. Purtroppo le attività di decomissioning stentano a decollare sia per le lungaggini burocratiche ed amministrative sia per gli imprevisti che queste operazioni così delicate incontrano durante il loro percorso.

Nell’ormai lontano 2015, proprio mentre si procedeva alle attività di smantellamento e gestione dei rifiuti del sito di Rotondella, dai piezometri installati furono rilevati livelli inquinanti di elementi come trielina, cromo esavalente, ferro ed idrocarburi totali. La SOGIN, nell’avvio delle procedure di comunicazione ai sensi dell’articolo 245 del codice dell’ambiente, ha declinato ogni responsabilità sulla grave contaminazione. Nelle prime ipotesi emerse dalle interlocuzioni tra ARPAB e SOGIN la contaminazione risultava ascrivibile ad una “sorgente storica” collegata alle attività di un impianto che operava su quel sito all’inizio degli anni ‘80: quello di Magnox. La Conferenza di Servizi del 20 novembre 2015 autorizzò il Piano di Caratterizzazione e nell’Ottobre 2017, a valle dell’approvazione dei risultati del Piano di Caratterizzazione, venne autorizzata la rimozione del serbatoio interrato dell’Impianto ex-Magnox e della relativa condotta.

Tuttavia dobbiamo prendere atto dell’ennesimo intoppo sulle operazioni in corso sull’impianto Magnox. Il 6 aprile 2021 in Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, durante l’audizione di rappresentanti di Sogin Spa sulla realizzazione del deposito nazionale per il combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, sono emerse importanti novità. Stando a quanto dichiarato da un rappresentante di SOGIN, le sorgenti di contaminazione da cui arrivano trielina e cromo esavalente non sarebbero riconducibili all’impianto Magnox e necessiterebbero di ulteriori approfondimenti. A questo proposito durante l’ultima conferenza di servizi, è stato chiesto alla Regione Basilicata di rafforzare il monitoraggio e predisporre ulteriori campionamenti; richiesta che si aggiunge ad una comunicazione del Ministero datata 2018.

Vogliamo vederci chiaro e per questo abbiamo chiesto all’assessore Rosa di fare il punto sulle attività in corso all’ITREC di Rotondella in merito alla delicata situazione ambientale emersa a seguito del rilevamento delle pericolose sostanze inquinanti.

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