PoliticaPuglia

Sintesi interventi CISL Taranto-Brindisi

bandiera cislMaddalena Gissi, Segretario Cisl Puglia (dichiarazione)

“Pensiamo non sia più proponibile una legge come la n. 181/89, a suo tempo varata per la reindustrializzazione delle aree colpite da crisi siderurgica, che consentì l’attrazione di imprese grazie ad incentivi economici e normativi di tutto rispetto ma poi, scaduti dieci anni di permanenza minima richiesta, se non sono fallite prima hanno deciso di abbandonare o stanno per abbandonare il territorio e ricercare altrove opportunità produttive altrettanto incentivate. Permane l’interesse del territorio ad attrarre imprese che però devono assecondare filoni di sviluppo coerente con le vocazioni produttive locali ed operare per mercati anche europei. E ciò sarà possibile se rilanceremo il valore della responsabilità condivisa ed un dialogo interistituzionale in grado di corrispondere alle attese di futuro sociale ed occupazionale delle nostre comunità”.

Luigi Sbarra, Segretario confederale nazionale Cisl (sintesi intervento conclusivo)

Impegno della Cisl a proseguire i processi di sviluppo sostenibile del territorio, a partire dalla difesa e dal rilancio dei siti industriali.

L’Aia deve diventare lo strumento per il rilancio dell’Ilva, rispettando il crono programma degli interventi di ambientalizzazione, informando le OO.SS. e la popolazione sulle cose che si stanno realizzando.

Così come saremo pronti nel misurarci con il Commissario Bondi sui contenuti del piano industriale che ci dovrà essere presentato entro il mese di dicembre prossimo, per ciò che riguarda la crescita e lo sviluppo delle produzioni in un contesto di pieno equilibrio tra sicurezza, salute, produzione, lavoro.

Difendere la filiera della green economy (…)

Bonifiche: programmi di recupero di aree industriali da riutilizzare per fini produttivi a Taranto e a Brindisi.

Siamo impegnati con la nostra iniziativa sociale e sindacale ad esercitare una forte pressione sul Governo per cambiare e modificare una Legge di stabilità che non guarda alla crescita e allo sviluppo, non opera scelte di redristibuzione delle risorse, non affronta adeguatamente le tante emergenze industriali, produttive, occupazionali del nostro Paese.

La questione fiscale, come sosteniamo da tempo, è cruciale per ridurre il peso enorme della tassazione nazionale, regionale e comunale sui redditi da lavoro, pensione e per le imprese che investono in ricerca, innovazione e non licenziano.

La risposta contenuta nella legge di bilancio in questo senso è molto debole, quasi insignificante.

Le risorse da destinare alla riduzione del cuneo fiscale devono essere notevolmente aumentate, recuperando stanziamenti dalla revisione di pezzi di spesa pubblica improduttiva, dove si annidano sprechi, sperperi, ruberie, inefficienze.

Aumentare il livello di tassazione sulle rendite finanziarie è ormai una necessità ineludibile anche per ragioni di equità e di giustizia sociale.

Altra priorità per la Cisl è rappresentata dalla necessità di avere una nuova politica industriale.

E’ ormai evidente che l’industria è ormai centrale per il Paese e che senza tessuto industriale e produttivo non può esserci ripresa.

La legge di stabilità fa solo un timido accenno ad una cabina di regia da allocare presso il Ministero dello Sviluppo per le crisi d’impresa ma risultano assenti interventi a sostegno delle grandi crisi di settore, la necessità di attivare un fondo per sostenere le ristrutturazioni industriali, anche con la partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti.

Il Governo deve impegnarsi da subito a mettere in campo politiche mirate e trasparenti, tra le quali appaiono assolutamente necessarie e prioritarie il sostegno alla ricerca, all’innovazione, alle reti di impresa, all’accesso al credito, ai processi di internazionalizzazione per sostenere l’export e far ripartire la domanda interna con un forte sostegno al manifatturiero ed alla rete delle Pmi.

Per questo ci mobilitiamo, per modificare una politica economica e sociale che guardi al Paese e, in modo particolare al Mezzogiorno che sta sprofondando in un mare di disoccupazione, di povertà, di desertificazione industriale, di diffusa illegalità.

Rifinanziare per intero il sistema degli ammortizzatori sociali, più investimenti per la politica sociale, per rispondere alla questione della non autosufficienza, della famiglia, della povertà; piena rivalutazione delle pensioni sino a sei volte il trattamento minimo; risposte chiare e concrete sui lavoratori pubblici, salvaguardando posti di lavoro e redditi tagliati dalla caduta di potere d’acquisto.

E poi serve più protagonismo e serietà delle classi dirigenti locali, per esempio un utilizzo delle tante risorse comunitarie su cui occorre perseguire obiettivi di piena utilizzazione della spesa e la concentrazione su poche priorità che per noi rimangono: lavoro, impresa, infrastrutture, politiche sociali, valorizzazione delle tante risorse locali.

 

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