Smentito il ‘giallo’ del torneo Scirea
Mimmo Bellacicco, presidente del Comitato organizzatore della Coppa Scirea, torneo internazionale di calcio under 16 nato nella città dei Sassi nel 1990 per ricordare il grande campione della Juventus e della Nazionale tragicamente scomparso in un incidente stradale nel settembre 1989, e giunto quest’anno alla sedicesima edizione, smentisce categoricamente la notizia riportata in mattinata sul sito Repubblica.it nell’articolo firmato da Luigi Panella in cui si afferma che dietro la cancellazione di Zeljeznicar (Bosnia), Besa Peje (Kosovo) e Renova Tetovo (Macedonia), le tre squadre dei Balcani che avrebbero formato, assieme alla Rappresentativa Basilicata il girone da disputare sul campo di Castellaneta, ci sarebbe il veto nazionalista del Partizan Belgrado.
“Il Partizan non c’entra assolutamente nulla con la scelta del Comitato organizzatore di annullare la partecipazione delle tre squadre dei Balcani. La decisione è maturata in seguito alla comunicazione ricevuta dal Comune di Castellaneta di non poter garantire la disponibilità dell’impianto sportivo. Il Comitato della Coppa Scirea ha ritenuto quindi opportuno comunicare alle tre squadre interessate, lo Zeljeznicar (Bosnia), il Besa Peje (Kosovo) e il Renova Tetovo (Macedonia) che non avrebbero più preso parte a questa edizione della Coppa Scirea. Voglio ribadire l’assoluta estraneità e correttezza da parte della società del Partizan Belgrado rispetto a questa vicenda, anche perchè la società bianconera serba sarà una delle protagoniste dell’edizione 2012, dopo aver partecipato in altre tre edizioni con brillanti risultati sportivi: il Partizan ha conquistato per due volte consecutive il trofeo nelle edizioni 2004 e 2005 per poi chiudere il torneo al secondo posto nel 2006”.
Riportiamo di seguito l’articolo di Repubblica.it che riporta una notizia smentita da parte del Comitato organizzatore della Coppa Scirea precisando una notizia di carattere geografico: Castellaneta non è un comune lucano ma si trova in provincia di Taranto.
”La politica non dovrebbe inquinare lo sport”. Più che un concetto, un ritornello. Quante volte è stato usato, e quante volte ha finito per risultare svuotato, privo di senso, violentato nella sua essenza da comportamenti che non potrebbero essere più lontani dalla lealtà. Se poi, protagonisti involontari, strumentalizzati per fini di assurdo nazionalismo, sono ragazzini di sedici anni, il limite è oltrepassato. Succede che quattro squadre dei Balcani sono invitate a partecipare alla ‘Coppa Gaetano Scirea’, regolarmente inserite nel manifesto ufficiale della manifestazione. Poi però, tre di queste spariscono dalla lista. Il motivo? La più titolata e potente, il Partizan Belgrado, non avrebbe gradito altre presenze della stessa area geografica, per una sorta di “supremazia balcanica”. Una storia incredibile, che cambia completamente colore dalla partenza all’arrivo. Il via è tutto rose e fiori. C’è una città come Matera, una regione intera come la Basilicata, che sembra perfetta per ospitare un torneo giovanile con squadre dal nome altisonante. Da quelle parti in fondo il calcio dei miliardi lo vedono in televisione o lo leggono sui giornali. E l’esistenza stessa della gente lucana è un mescolarsi di mistico e profano, di semplicità, di una vita che scorre lenta, magari non a passo d’uomo, ma senza le frenesie di altri lidi.
Lodevole poi intitolare un torneo riservato alla categoria allievi, alla memoria di un mito come Scirea, fuoriclasse in campo, altrettanto fuori. Un uomo capace di provare una sorta di vergogna per essere un campione quando, uscito da un locale dove la Juve aveva festeggiato fino a notte inoltrata uno dei tanti scudetti, aveva incrociato gli operai che si alzavano all’alba per guadagnarsi la pagnotta. Il torneo è nato nel 1990, poi, dopo qualche anno di interruzione, da una decina d’anni ha ripreso ininterrottamente il proprio svolgimento, organizzato da una associazione culturale materana e con il sostegno delle istituzioni locali. La Juve è campione uscente, l’ultima squadra non italiana a vincere è stato proprio il Partizan di Belgrado.
I serbi sono presenti anche in questa edizione insieme a big italiane di calibro (Juventus, Inter, Roma, Lazio). Ci sono poi altre tre squadre balcaniche. Una è il glorioso F.K. Zeljeznicar di Sarajevo, la squadra dei ferrovieri: nelle sue file ha giocato Edin Dzeko (ora al Manchester City), mentre la gloria di riferimento è Ivica Osim, gloria del calcio dell’ex Jugoslavia ed ora numero uno della traballante federazione bosniaca. Le altre sono la kosovara Besa Peje e la macedone Renova Tetovo. Abbiamo scritto ci sono, più corretto affermare che c’erano. Uno dei volontari che si adopera per reperire le squadre balcaniche, Massimo Finizio (l’altro riferimento per i contatti nei Balcani è Giuseppe Leotta), scopre casualmente guardando il televideo che Zeljeznicar, Besa Peje e Renova Tetovo non esistono più nel lotto dei partecipanti. Al loro posto, tra le altre, lo Slavia Praga, la cui presenza smonta di fatto la giustificazione data, dietro sollecitazione del Finizio, da un assessore del comune di Castellaneta circa presunti problemi di natura logistico-economica.
La cosa più inquietante però deve ancora venire. “Dopo varie insistenze per avere delle spiegazioni – ci dichiara Finizio – dall’assessorato del comune lucano si lasciano sfuggire che c’è un ‘veto’ del Partizan alla partecipazione delle altre”. In pratica, il Partizan non vuole che altre squadre dei Balcani, pressione esercitata tramite l’agente di calciatori Vlado Borozan. A peggiorare ulteriormente le cose, una mail dell’organizzazione, a polemica già scatenata: viene precisato che le tre squadre in questione dovrebbero pagare una tassa di iscrizione di 5.000 euro, più 7.500 euro per le spese di permanenza. Ma il salario medio in Bosnia (Kosovo e Macedonia non stanno meglio) è di 400 euro, i conti, o meglio le deduzioni, le faccia il lettore. Insomma, sembrano solo apparentemente lontani i tempi (era il 1990) in cui la polizia dell’ex Jugoslavia partecipava agli scontri selvaggi allo stadio di Zagabria tra tifosi della Dinamo e della Stella Rossa di Belgrado: un campo di battaglia dove persino un gentiluomo come Zvonimir Boban (grande giocatore, ora pacatissimo opinionista Sky), perse il lume della ragione colpendo con un calcio un poliziotto che si accaniva contro un tifoso croato.
Ma allora nei Balcani c’era un clima generale ingestibile, polveriere ad ogni angolo della strada che attendevano solo chi accendesse la miccia, ed il dramma delle terribile guerra civile ne è stata la conseguenza. Le cicatrici rimarranno nei secoli, ma ormai la guerra è finita da tempo, ed allora il nazionalismo assume altre forme, ancora più subdole, come porre ostacoli a ragazzi per cui un viaggio in Italia ha un significato enorme. In passato a Matera sono passati giocatori di grande classe come Shevchenko, Raul, Jovetic – tanto per citarne un paio -: non fare venire i ragazzini macedoni, bosniaci, kosovari, è un’altra forma di boicottaggio, quello dei sogni.
Luigi Panella (Repubblica.it)