Sopralluogo delle consigliere Araneo e Verri presso il CPR di Palazzo San Gervasio
Come forza politica ci siamo occupati più volte delle condizioni di degrado e insicurezza del Centro di permanenza per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio (CPR), in cui siamo tornati pochi giorni fa, insieme all’eurodeputato del gruppo “ The Left” Danilo Della Valle, constatando le stesse problematiche che, da anni ormai, la politica ad ogni livello non vuole affrontare: gli “ospiti”, migranti sottoposti a un ordine di espulsione, in attesa di essere rimpatriati, vivono in strutture che assomigliano più a gabbie per animali che a moduli abitativi, dove nell’ultimo anno due persone sono morte in circostanze ancora non del tutto chiare.
La situazione nel CPR di Palazzo San Gervasio è al centro di un procedimento penale che coinvolge 27 imputati tra medici, gestori, avvocati e agenti delle forze dell’ordine, a carico dei quali sono ipotizzati reati quali maltrattamenti, truffa ai danni dello Stato, corruzione, concussione, frode in pubbliche forniture, per fatti avvenuti tra il 2018 e il 2022. Secondo gli atti della Procura, che nel corso dell’udienza preliminare tenutasi lo scorso 9 gennaio ha richiesto il rinvio a giudizio degli imputati, i migranti, in condizioni di limitazione della libertà personale, sono stati lesi nei loro Diritti Fondamentali, sottoposti a trattamenti inumani e degradanti, a somministrazioni abusive di psicofarmaci e tranquillanti, limitati anche nella possibilità di nominare il proprio difensore di fiducia.
A fronte di fatti che, seppure da accertare in sede processuale, sono indice di un grave pericolo per la garanzia della tutela dei diritti umani all’interno della nostra regione, nessun concreto segnale politico proviene dalle forze di governo regionale, troppo impegnate ad obbedire ai diktat meloniani in qualunque ambito, comprese le politiche in tema di immigrazione, per battere un colpo ricordandosi che è compito di tutte le istituzioni promuovere la piena realizzazione dei diritti delle persone (come peraltro prevede lo stesso Statuto regionale).
Eppure il 13 febbraio 2024 il Consiglio regionale della prima legislatura Bardi ha approvato una mozione proposta dal consigliere Gianni Perrino che impegnava il Presidente e la Giunta regionale a costituirsi parte civile nel processo, eventualmente, scaturito a seguito delle indagini della Procura di Potenza. Il 9 gennaio scorso si è tenuta l’udienza preliminare del processo che ha fatto seguito a quelle indagini e non abbiamo contezza di una qualsiasi attività promossa dalla giunta regionale in ordine alla costituzione di parte civile deliberata dal Consiglio all’unanimità.
Abbiamo presentato un’interrogazione per sapere quali iniziative la Giunta regionale abbia assunto per tenere fede all’impegno politico assunto dal Consiglio.
Il governo Bardi non sprechi una occasione preziosa per schierarsi al fianco di cittadini, associazioni e forze politiche che, come noi, chiedono con forza la chiusura di queste strutture che rappresentano la negazione della dignità umana.
Nell’agenda del governo regionale, fitta ultimamente solo di un’intensa propaganda autocelebrativa, le iniziative a tutela dei diritti umani non possono non avere cittadinanza.
Viviana Verri, Alessia Araneo (Consigliere regionali M5S Basilicata)