Striscione al Policlinico di Bari contro l’aborto
Ancora una volta i diritti vengono violati, ancora una volta ce ne si lava le mani.
Nonostante la denuncia del Garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Ludovico Abbaticchio, in merito ai rischi della mancata applicazione della legge 194/78, la proposta di legge regionale pugliese per l’attuazione della suddetta legge – presentata da Sinistra Italiana – è stata affossata in commissione sanità del Consiglio Regionale.
La Regione Puglia conta solo 23 medici ginecologi non obiettori: a questo scarso numero si aggiunge l’inadeguatezza dei consultori e la quasi totale assenza di educazione sessuale nelle scuole. Un sistema così precario, senza misure e fondi mirati, non può sicuramente garantire nè l’accesso all’aborto nè la prevenzione delle gravidanze indesiderate e delle malattie sessualmente trasmissibili (anch’esse in spaventoso aumento nella nostra regione).
Eppure il PD, il centro destra e il Movimento 5 Stelle hanno preferito ignorare questa privazione di tutele dei diritti delle donne e di tutti.
In Italia, seppur formalmente garantito dalla legge 194, nei fatti il libero aborto è negato.
Il tasso di obiettori di coscienza supera il 70% nella media nazionale e non possiamo continuare più a legittimare simili forme di violenze nei confronti delle donne.
Il corpo delle donne ancora una volta viene strumentalizzato per favorire logiche di potere e meccanismi prevaricatori, gli stessi che viviamo ogni giorno in questa società sempre più diseguale, escludente, malata.
Chi contrappone il diritto all’aborto al diritto all’accesso a forme di prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili e di gravidanze indesiderate ci sottrae diritti e facoltà di scelta sul nostro corpo e sulle nostre vite.
“L’attuale società sia economicamente che culturalmente produce ancora esclusioni di genere. ” dichiara Sara Acquaviva, coordinatrice Rete della Conoscenza Puglia ” La prevenzione di MST e di gravidanze indesiderate non dovrebbero essere esclusivamente un feticcio da utilizzare per cancellare un diritto, quale quello all’aborto, sulla pelle delle donne, ma dovrebbero tradursi in concrete politiche sociali e sanitarie per tutti e tutte, a partire dai più giovani, con la distribuzione gratuita di contraccettivi, sempre più un bene di lusso, l’introduzione di programmi di educazione sessuale e all’affettività, un sistema di welfare e di diritto allo studio adeguato per gli studenti genitori. “