Studio della CGIA di Mestre, in diminuzione il credito alle imprese
Se mai ce ne fosse bisogno, lo studio della CGIA di Mestre è l’ennesima conferma della diminuzione del credito alle imprese da parte delle banche, con una conseguente crisi di liquidità delle aziende. Le imprese lucane negli ultimi 3 anni hanno ricevuto 240 milioni di euro in meno di prestiti bancari, con una situazione nel materano peggiore di quella del potentino.
La Basilicata, inoltre, è in controtendenza rispetto al resto del Mezzogiorno, dove le richieste di credito delle imprese aumentano. In realtà aumentano anche da noi, ma il dato non compare nelle statistiche perché spesso le istanze non vengono perfezionate a causa della ritrosia delle banche a concedere credito, per cui spesso si evita addirittura di istruire le pratiche. In ogni caso, la crisi economica continua a condizionare il mercato del credito. La stretta creditizia degli ultimi anni ha ingessato l’economia e le imprese di piccole dimensioni sono quelle che ne hanno risentito maggiormente.
Ma perché le banche sono sempre più lontane dalle imprese? Perché nella maggior parte dei casi che le soluzioni proposte dagli istituti di credito non sono confacenti alle richieste delle aziende? Oggi gli imprenditori vedono la banca come un partner “ostile”, che non sostiene lo sviluppo e la crescita delle realtà produttive più piccole, giustificandosi spesso con “scuse” legate all’inaffidabilità delle imprese per la mancanza di adeguate garanzie o alle ridotte dimensioni delle aziende richiedenti.
In realtà, condizionato dall’aumento delle sofferenze, l’accesso al credito per le piccole e medie imprese continua a essere regolamentato da condizioni di prezzo applicato e da un eccesso di garanzie richieste che finiscono per penalizzare tutte le posizioni, non solo quelle maggiormente rischiose.
Appare anche con una certa evidenza come la banca abbia del tutto abdicato alla sua funzione originaria e sociale di sostegno all’economia reale. Viceversa, le banche oggi privilegiano funzioni esclusivamente speculative in ambito finanziario. A riguardo Confapi Matera auspica un radicale cambio di paradigma, che riporti il ruolo della banca a quello originario e lo ri-saldi con il tessuto produttivo concreto. Occorre che le banche siano riportate alla loro funzione cardine e siano altresì spinte a rischiare assieme agli imprenditori, abbandonando quella passiva funzione “notarile” che sono venute assumendo negli anni.
E’auspicabile il ricorso a valutazioni che facciano riferimento alle potenzialità di crescita delle imprese, con la conseguente assunzione di un maggior livello di rischio da parte delle banche. E’ necessario che le banche approfondiscano la conoscenza delle imprese e inizino a valutare il merito di credito della singola impresa sulla base di requisiti meglio rispondenti alle specifiche caratteristiche ed esigenze dell’impresa, nonché della effettiva situazione aziendale.