Tari a Montalbano, la nota di Ronco
“Continua la disinformazione della maggioranza sulla questione dei costi della Tari. La quota variabile delle pertinenze non dovute è un principio di corretta applicazione della Tassa sui rifiuti, ed è stato il Ministero per lo Sviluppo economico a precisare il calcolo errato”. Lo si legge in una nota di Giovanni Ronco, consigliere comunale M5S di Montalbano.
“Il M5S – spiega – ha solo interrogato il ministro per capire se i comuni interpretassero correttamente la norma che regola la Tari. Il fatto poi che, le quote non più dovute da chi impropriamente pagava le pertinenze, sono state suddivise tra tutti gli utenti, determinando i leggeri aumenti della Tari 2018 rispetto alla Tari del 2017, non è colpa dell’interrogazione fatta dal M5S, ma è colpa del sistema perverso col quale si determinano ai cittadini i costi del servizio di gestione dei rifiuti”. “Che più o meno funziona così: si stabilisce – continua il consigliere- un costo complessivo per la gestione dei rifiuti, molto probabilmente, senza tener conto dei valori di mercato dei rifiuti riciclabili, e si divide con le utenze, che pagano utilizzando parametri fissati per legge, una parte fissa, che considera i metri quadrati di proprietà posseduta, e, appunto, una quota variabile, legata al numero dei componenti la famiglia. Di fatto, siamo di fronte non a una tassa sui rifiuti, ma a una vera e propria patrimoniale nascosta, che consente anche calcoli artificiosi rispetto ai costi effettivi per la gestione delle 3 mila tonnellate di rifiuti prodotti a Montalbano.
È questo il vero abuso ed è comodo amministrare in questo modo l’appalto più costoso e importante per i comuni”.
“Per il M5S, la gestione dei rifiuti urbani – aggiunge- va rimodulata nella sua totalità: a metri quadrati si paga la pulizia delle vie del paese e i costi vivi di gestione (personale e mezzi occorrenti). I rifiuti invece vanno caratterizzati a parte. Il rifiuto indifferenziato, quello che va in discarica, va pagato a peso di rifiuto prodotto, perché la produzione di rifiuti urbani è legato al proprio tenore di vita e a proprie consuetudini, mica agli immobili posseduti. E serve anche per educare i cittadini a una spesa sostenibile: se pago ciò che va in discarica, probabilmente cercherò prodotti confezionati con contenitori che si riciclano”. Il rifiuto riciclabile, carta (valutato nel libero mercato in 60 euro alla tonnellata), cartone (90 euro), alluminio (464), umido (150), vetro (39), plastica (300), va invece portato dal cittadino in una isola ecologica con personale, che non ha nulla a che vedere col giocattolo messo al campo sportivo dal Comune, per essere pagato a chili conferiti e in percentuali adeguate ai prezzi di mercato. Perché se affare deve essere – conclude Ronco- deve vedere in primis un ritorno economico diretto ai cittadini. Che si sentono anche più partecipi e meno presi in giro”.