Test Medicina, il Tar del Lazio riammette oltre 1000 studenti
Doveva essere il primo test di medicina ‘anti-baroni’, ma quel giorno accadde di tutto: un plico rubato, la fuga di notizie e, soprattutto, l’estromissione di 1000 studenti. E’ passato più di un anno, da quel 19 giugno, e oggi il Tar del Lazio ha emanato le prime sentenze di accoglimento: i 1000 ricorrenti contro i test d`accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria saranno equiparati definitivamente agli altri studenti vincitori di concorso. In soldoni, passeranno da immatricolati con riserva ad immatricolati di diritto.
I primi ricorrenti ammessi definitivamente sono i ricorrenti dell`aula 3 di Bari, aula nella quale è scomparso il plico dal quale è partito il ricorso; oltre a questi, sono stati ammessi anche tutti i ricorrenti della ‘Federico II’, oltre a piccoli gruppi di Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata e Milano Statale. E’ quanto reso noto dall’Udu, che ha promosso il maxi ricorso.
Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale UDU-Unione degli Universitari, ha spiegato: “Attendevamo da più di un mese la sentenza del Tar del Lazio che, con il suo responso, ha definitivamente sancito che i test d`ingresso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria 2014 è stato falsato, non solo per il plico mancante nell’aula 3 di Bari, ma anche per la violazione dell`anonimato verificatasi in quasi tutte le sedi in cui si è svolto il test d`ingresso. Ora restiamo in attesa delle sentenze dei prossimi mesi che coinvolgeranno tutti gli iscritti con riserva in tutti gli altri atenei italiani ma l’indirizzo del Tribunale Amministrativo appare piuttosto chiaro.
Si tratta di una vittoria storica, perché la nostra organizzazione porta avanti negli atenei italiani contro la lotteria del numero chiuso. Questa sentenza equipara gli oltre mille studenti che già studiano Medicina grazie alle ordinanze cautelari agli studenti entrati con i test. Ma, soprattutto, potranno continuare a studiare per raggiungere l’obiettivo negato da un sistema universitario che garantisce sempre meno il diritto allo studio”.