Tra il ‘potere’ ed il cittadino a volte vince il più debole
Quando una forzatura per costruire in un parcheggio diventa un’odissea che accompagna la vita di un cittadino, vittima, suo malgrado, dell’autorità pubblica. Sono i titoli della storia di Aldo Gatta, 65 anni, dipendente del Comune di Manfredonia (FG), da quasi 6 anni in lotta con i Sindaci ed amministrazione della cittadina del Golfo, per evitare un possibile abuso edilizio. Una battaglia di contrapposizioni e diritti da tutelare da far impallidire le storie di Peppone e Don Camillo, una lotta durissima, con le tasche di un cittadino svuotate, arrivata ad un primo punto fermo a sfavore dei richiedenti e a ragione di Gatta: il diniego a costruire, arrivato pochi giorni fa.
“Dal 2 aprile 2009 il Comune stava tentennando tra il diniego ed il rilascio del permesso per costruire, all’interno di una vicenda davvero poco chiara sul diritto di proprietà – spiega Gatta – in un’area che edificabile non lo è in modo pratico e possibile. Perchè? Perchè così dice la legge. Secondo il catasto, infatti, l’area in questione è una cosiddetta ‘particella della zona B’, frazionata guarda caso con un intervento d’ufficio ben 13 anni dopo la vendita degli immobili ai legittimi proprietari, tra i quali c’è anche il sottoscritto. Come si vede dalle foto, l’area, pur rientrando nelle ‘particelle edificabili per estensione’ – è in realtà un parcheggio privato, cosa regolarmente attestata negli atti di vendita e nelle metrature delle aree scoperte. Tesi avvalorata dalla Legge 765 del ’67, rielaborata nel 1989, che all’articolo 18 detta ‘l’obbligo di riservare ai parcheggi, nelle costruzioni e nelle aree ad esse inerenti, appositi spazi’. Cose che, nel corso del tempo, sono state dette e scritte ai tecnici comunali ed al responsabile dell’Ufficio urbanistica”.
Leggendo le centinaia di pagine che compongono il faldone di atti, denunce, delibere sconfessate o mai approdate in Giunta, autorizzazioni negate e dinieghi ufficializzati e accessi agli atti non legalizzati, due appaiono i fatti fondamentali: il primo è che l’area ha sempre interessato in modo spasmodico i vecchi costruttori, Matteo Ciociola e gli eredi Pappalardo, che volevano costruirci sopra uno stabile ingabbiandolo tra altri palazzi; il secondo è che invano i proprietari delle case delle palazzine esistenti hanno inoltrato la richiesta per il rilascio del regolare permesso di recinzione dell’area, come logica impone.