Tribunale di Potenza stabilisce risarcimento del danno per mancato riconoscimento della professionalità ad un medico
Il Tribunale di Potenza, Sezione Lavoro, ha condannato un’azienda sanitaria lucana al risarcimento del danno professionale e patrimoniale subito da un dirigente medico a cui è stato immotivatamente negato il diritto a essere impiegato in mansioni attinenti al proprio ruolo.
Il medico, dipendente di un’Azienda Sanitaria lucana, è stato costretto a una forzata inattività per un periodo prolungato senza alcuna giustificazione da parte dell’Azienda Sanitaria di appartenenza. Al professionista, infatti, è stato attribuito un incarico di base oggettivamente inadeguato rispetto al bagaglio professionale, all’esperienza maturata, all’anzianità di servizio e alle valutazioni positive formulate dalla stessa Azienda.
Il dirigente medico ha perciò promosso azione in giudizio, con il patrocinio dall’avvocato Gaetano Giampalmo e dalla Fials di Potenza.
Dopo aver ripercorso l’evoluzione legislativa e contrattualistica in materia di funzioni dirigenziali, il giudice del lavoro ha precisato che “nel pubblico impiego contrattualizzato, è orientamento costante della Suprema Corte quello di ritenere che se ai fini della distribuzione degli incarichi assumono valore prioritario la competenza e la capacità degli operatori sanitari, in un’ottica di efficace organizzazione aziendale, ciò non significa che la professionalità del dirigente medico non riceva alcuna tutela, perché innanzitutto deve essere garantito al dirigente di svolgere un’attività che sia correlata alla professionalità posseduta, sicché il dirigente stesso non può essere posto in una condizione di sostanziale inattività né assegnato a funzioni che richiedano un bagaglio di conoscenze specialistiche diverso da quello posseduto e allo stesso non assimilabile sulla base delle corrispondenze stabilite a livello regolamentare”.
In conclusione “il datore di lavoro è tenuto sempre al rispetto dei principi di correttezza e buona fede, ragione per la quale l’esercizio del diritto dell’azienda non può essere ispirato da finalità vessatorie né avvenire con uno sproporzionato e ingiustificato sacrificio della controparte, al fine di conseguire risultati diversi e ulteriori rispetto a quelli per i quali il diritto medesimo è attribuito”.
“La sentenza – commenta il segretario provinciale della Fials di Potenza, Giuseppe Costanzo – conferma un fondamentale principio di civiltà nel diritto del lavoro. Il patrimonio professionale è un bene prezioso che la pubblica amministrazione non può disconoscere o deprezzare. Siamo stati ben lieti di supportare, grazie anche alla grande professionalità dell’avvocato Giampalmo, la rivendicazione del dirigente medico costretto a una prestazione dequalificante. Abbiamo da tempo sviluppato una consistente esperienza nella lotta al demansionamento nel comparto sanità e continueremo a sostenere su tutti i fronti le giuste rivendicazioni dei tanti professionisti infermieri costretti a subire la pratica costante e diffusa nelle aziende sanitarie lucane di affidare compiti inferiori per le carenze strutturali di personale”
Il dirigente medico ha perciò promosso azione in giudizio, con il patrocinio dall’avvocato Gaetano Giampalmo e dalla Fials di Potenza.
Dopo aver ripercorso l’evoluzione legislativa e contrattualistica in materia di funzioni dirigenziali, il giudice del lavoro ha precisato che “nel pubblico impiego contrattualizzato, è orientamento costante della Suprema Corte quello di ritenere che se ai fini della distribuzione degli incarichi assumono valore prioritario la competenza e la capacità degli operatori sanitari, in un’ottica di efficace organizzazione aziendale, ciò non significa che la professionalità del dirigente medico non riceva alcuna tutela, perché innanzitutto deve essere garantito al dirigente di svolgere un’attività che sia correlata alla professionalità posseduta, sicché il dirigente stesso non può essere posto in una condizione di sostanziale inattività né assegnato a funzioni che richiedano un bagaglio di conoscenze specialistiche diverso da quello posseduto e allo stesso non assimilabile sulla base delle corrispondenze stabilite a livello regolamentare”.
In conclusione “il datore di lavoro è tenuto sempre al rispetto dei principi di correttezza e buona fede, ragione per la quale l’esercizio del diritto dell’azienda non può essere ispirato da finalità vessatorie né avvenire con uno sproporzionato e ingiustificato sacrificio della controparte, al fine di conseguire risultati diversi e ulteriori rispetto a quelli per i quali il diritto medesimo è attribuito”.
“La sentenza – commenta il segretario provinciale della Fials di Potenza, Giuseppe Costanzo – conferma un fondamentale principio di civiltà nel diritto del lavoro. Il patrimonio professionale è un bene prezioso che la pubblica amministrazione non può disconoscere o deprezzare. Siamo stati ben lieti di supportare, grazie anche alla grande professionalità dell’avvocato Giampalmo, la rivendicazione del dirigente medico costretto a una prestazione dequalificante. Abbiamo da tempo sviluppato una consistente esperienza nella lotta al demansionamento nel comparto sanità e continueremo a sostenere su tutti i fronti le giuste rivendicazioni dei tanti professionisti infermieri costretti a subire la pratica costante e diffusa nelle aziende sanitarie lucane di affidare compiti inferiori per le carenze strutturali di personale”