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Tricarico saluta “zio Nicola”

Un lutto ha colpito la Pro Loco di Tricarico: Nicola Santangelo, zio Nicola, come voleva essere chiamato, storico capo massaro delle “Maschere di Tricarico” che ha guidato per tantissimi anni non solo durante le sfilate di Carnevale a Tricarico ma anche durante i molti programmi televisivi a cui hanno partecipato e durante le sfilate nelle altre città italiane ed estere, se n’è andato qualche giorno fa, a 79 anni, dopo aver lottato, per anni, contro un male incurabile che non gli ha dato tregua. Non ostante le sofferenze, però, non si è mai sottratto ai suoi impegni nella Pro Loco per sfilare con le maschere di cui è stato e rimarrà il patriarca. Neppure durante gli ultimi giorni di vita, non ostante le profonde sofferenze che non gli davano pace, si è mai tirato indietro a una stretta di mano, a un sorriso o a un cenno d’intesa. “Le maschere mi devono accompagnare dalla casa alla chiesa e dalla chiesa al cimitero”, diceva sentendo avvicinare la sua ora e così è stato: un gruppo di maschere l’ha accompagnato, con il suono lento e malinconico dei campanacci, nella parrocchia di San Potito martire dove, alla presenza di tantissime persone che gli hanno voluto sempre bene, il vice parroco don Pino Daraio ha celebrato le esequie. Sulla sua bara erano deposti il suo bastone da mandriano, il cappello dai nastri multicolori delle mucche e una sua foto in costume. “Lui era sempre pronto al sorriso – ha detto al termine della celebrazione eucaristica, durante il discorso funebre, il vice presidente della Pro Loco Rocco Stasi – sempre disponibile, non ostante la malattia. Ecco, quindi, che zio Nicola ci ha lasciato un insegnamento fondamentale, trasmesso attraverso il suo esempio: rispetto, bontà d’animo e dignità”. Concludendo il suo discorso, Rocco Stasi ha espresso il suo convincimento che “zio Nicola ci ha lasciati, è vero ma solo con il corpo, perché rimarrà con tutti noi nel nostro cuore”. Il suono malinconico dei campanacci delle maschere, poi, l’ha accompagnato ancora verso l’ultima dimora.

Vito Sacco

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