Unibas, inaugurato anno accademico nel ricordo del sisma del 1980
“Di qualsiasi cosa i mass media si stanno occupando oggi, l’università se ne è occupata venti anni fa e quello di cui si occupa oggi l’università sarà riportato dai mass media tra vent’anni”. Ha esordito così, citando una frase che il semiologo Umberto Eco pronunciò in un famoso discorso alle matricole dell’Università di Bologna, la vicepresidente della Giunta regionale della Basilicata Flavia Franconi, intervenuta questa mattina alla cerimonia di inaugurazione del trentaquattresimo anno accademico dell’Università della Basilicata.
L’Unibas ha voluto ripristinare la data del 23 novembre, come giorno della cerimonia inaugurale, per ricordare non solo i tragici eventi del terremoto che colpirono la Basilicata e l’Irpinia nel 1980, ma anche la genesi stessa dell’Ateneo lucano: dopo il sisma, infatti, seguì l’intervento dello Stato per il processo di ricostruzione delle aree colpite dalle scosse, con l’approvazione della legge 219 del 1981, che di fatto mise in piedi il progetto dell’Università in Basilicata.
“Università e Regione devono camminare insieme, perché la Regione ha bisogno della conoscenza e dell’innovazione, che fanno parte della didattica universitaria, per poter progredire – ha continuato la vicepresidente – mentre la Regione possiede le risorse necessarie per sostenere l’università e farla crescere. Un connubio ancora più forte, alla luce del decremento delle risorse del Fondo di finanziamento ordinario, i cui criteri di ripartizione, al pari di quelli adottati per la Sanità, penalizzano notevolmente le regioni del Mezzogiorno. Eppure, la ricerca produce ricchezza ed è indispensabile per lo sviluppo di una regione come la Basilicata, dove ci sono dei talenti che vanno aiutati a portare avanti le loro idee e progetti innovativi. Per ottenere risultati migliori in diversi settori e uno sviluppo economico considerevole – ha concluso Franconi – è tuttavia fondamentale entrare in rete, sia con altri atenei ed enti di ricerca, sia con le imprese, senza dimenticare che il potenziamento della ricerca scientifica deve procedere di pari passo con l’etica”.