AttualitàBasilicataComunicati

Unicredit, la Fiba dice no alla esternalizzazione dei servizi

Il gruppo bancario Unicredit compie un’inversione ad U e dopo aver costituito Ubis (Unicredit Business Integrated Solution), accorpando in una società tutte le attività di servizio interno – dall’informatica al back office – ora ne vuole esternalizzare una parte consistente con il progetto Newton. A lanciare l’allarme il segretario generale della Fiba Cisl Basilicata Gennarino Macchia che prevede il rischio di pesanti sacrifici occupazionali anche in Basilicata. La decisione non è stata ancora formalizzata secondo la procedura prevista in questi casi dal contratto nazionale (una lettera con cui le organizzazioni sindacali vengono informate della decisione), ma ha già dato avvio alla mobilitazione dei lavoratori e dei sindacati di settore.
“Le ricadute occupazionali del progetto Newton – chiarisce Macchia – sono pesanti: il gruppo nella sua dimensione europea vuole liberarsi di parti importanti del lavoro di Ubis e di 2.200 lavoratori. I paesi più colpiti sono l’Italia (800 persone in meno), la Germania (470), la Romania (430) e l’Austria (358). Per la Basilicata si prospetta la chiusura del rapporto di lavoro per 63 dipendenti su 71 facenti parte del polo di Potenza così come riferito in una recente assemblea sindacale dalla responsabile Fiba delle relazioni con Ubis Patrizia Amico. L’obiettivo è quello di ridurre i costi del personale, ma il progetto non ha basi industriali solide, le prospettive di precarietà occupazionali sono palesi e il tentativo di frammentare l’area contrattuale è altrettanto evidente. Infine è totalmente in contraddizione con quanto andavano proclamando i massimi vertici manageriali fino ad anno fa quanto l’operazione Ubis era il fulcro per raggiungere l’eccellenza operativa”.
La posizione del sindacato è quella di un netto rifiuto del progetto di esternalizzazione che andrebbe a vantaggio unicamente di aziende non italiane che operano in poli ed unità locali diverse e distanti da quelle di Ubis. Contatti sono in corso con sindacalisti e lavoratori delle sedi degli altri paesi europei interessati, specie con Germania e Austria, mentre la questione è stata posta all’attenzione del comitato aziendale europeo.
Intanto a livello italiano è stato proclamato un primo sciopero, per un’intera giornata, venerdì scorso che ha visto un’ampia adesione dei lavoratori nonostante siano state segnalate forti pressioni dell’azienda per invitarli a non aderire allo sciopero. “Il consiglio di amministrazione deve tornare sui suoi passi prima ancora di aprire la procedura”, conclude Macchia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *