Usura: relazione del presidente della Fondazione Lucana Antiusura “Mons. Vincenzo Cavalla”
Soppeso esterrefatto alcuni numeri riguardanti l’usura che Mons. Alberto D’Urso, nuovo Presidente della Consulta Nazionale delle Fondazioni Antiusura, ha riferito l’11 settembre scorso in un Convegno alla Fiera del Levante cui ho partecipato con una minima riflessione. Ben 3 milioni di persone, che non possono accedere al credito legale, sarebbero schiave di quello illegale. Il capitale prestato dagli usurai a persone, famiglie e imprese sarebbe di 37 miliardi e 250 milioni di euro. La riscossione degli interessi, se si calcola un interesse annuo del 120%, sarebbe di 44 miliardi e 700 milioni di euro. Il totale di un simile giro d’affare ammonterebbe a 82 milioni di euro. Non è stato precisato il probabile numero degli usurai che non mi perito a ipotizzare non disponendo di dati.
È fuor di dubbio che, a partire dal 2008, dieci anni di crisi economica, congiuntamente all’accresciuta povertà, alle moltiplicate debitorie e alla diffusa pratica dell’azzardo hanno allargato il dominio delle manovre usurarie. Di tanto in tanto un suicidio o un omicidio ne ripropongono le malefatte e qualche usuraio sembra dover finire dietro le sbarre, ma tanta questione è lasciata riaffondare nelle oscurità carsiche dove inacerbisce. Perduti alcuni tentacoli del groviglio schifoso con cui avviluppa innumerevoli vittime, il mostro incavernato continua a perfezionare le insidie. Le Forze dell’Ordine lo intercettano di rado. Invano le Prefetture, sollecitate dalle Autorità centrali, premono perché dalla società civile chi sa o è irretito esca allo scoperto e denunci. Alla fine quello dell’usura è un problema sommerso e negato.
Venticinque anni fa, nel 1994, mi è accaduto di esser costretto da un attentato dinamitardo a dedicarmi alla prevenzione antiusura. Ho rimediato prima di tutto un’imprevista svolta dell’esistenza; quattro anni dopo, un complicato processo per malversazione e stornamento che, protrattosi per quasi un sesennio, riconobbe l’insussistenza del fatto; infine, una sistematica erosione delle mie risorse non certo grandeggianti e di quelle non meno esigue della Parrocchia affidatami. Ne è valsa la pena! L’ecclesiale Fondazione Lucana Antiusura Mons. Vincenzo Cavalla, di cui mi è attribuita la paternità, ha fatto la sua parte contro il credito illegale in Basilicata e, soprattutto, in soccorso di molti indebitati.
Nel Convegno sopradetto dovevo parlare di usura e usurai. Ho esordito rilevando che in Italia nei tre ultimi decenni, come nel Quattrocento in cui esplose la società mercantile, sono stati uomini votati a Madonna Povertà a contrastare l’usura e a provvedere soluzioni svegliando e coinvolgendo lo Stato. La Bibbia ritiene che la ricchezza possa essere una benedizione e una ricompensa di Dio, ma ne denuncia il penchant per l’ingiustizia e l’idolatria. Gesù insegna che l’iniqua ricchezza assurta a mammona è un idolo oppressivo che viene contrapposto al Dio vivente difensore dei poveri. Honoré de Balzac era profeta certamente memore di quest’alto magistero quando definiva il denaro l’unico Dio moderno nel quale si abbia fede, osservando: Gli avari non credono in una vita futura; per loro il presente è tutto e questa riflessione getta un’orribile luce sull’epoca attuale in cui, più che in ogni altro tempo, il denaro domina le leggi, la politica e i costumi. Ecco smascherate teologicamente le radici di quella usurocrazia i cui prodromi furono denunciati da Ezra Pound, ma che ora è divenuta rapina planetaria, economia che uccide, per dirla con Papa Francesco, e semina i suoi occhiuti manutengoli anche nel villaggio più solingo della nostra regione. A spiegare le brame incontrollate che travolgono le stesse vittime, chiuse nell’individualismo e dedite all’iperconsumismo, sarebbe anche il caso di chiedere lumi alle neuroscienze circa i determinismi che sopravvengono a rafforzarle.
C’è chi discorre di usura come ne conoscesse de visu il perverso magnetismo. Millanta addirittura di stringere elenchi di facinorosi e tesaurizzare numerose rivelazioni di vittime. Forse mira a scuotere dalla sordità e dall’inerzia le istituzioni e la meglio società civile. Attenzione: l’ossessivo titanismo con cui ci si scaglia contro i cuori di tenebra della mala economia può celare il desiderio di adornarsi di qualche straccio della loro trista grandezza. Ho avuto pochi faccia a faccia con usurai, mi è capitato più spesso di confrontarmi con false vittime, tuttavia l’usura non è, a somiglianza della fede degli amanti descritta da Pietro Metastasio, come l’Araba fenice: / che vi sia, ciascun lo dice; / dove sia, nessun lo sa. L’usura c’è e delinque smisuratamente, bisogna perseguirla e placcarla. Dove è, può essere raggiunta e snidata. Non sopravvalutiamo gli arcana feneratorum.
L’usuraio è chiamato anche strozzino perché toglie il respiro alle prede incaute. Ora, in Genesi 2,7, si legge: Il Signore Dio formò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita. Lo strozzino che strangola il fratello, di polvere (adama), come lui, insufflata dall’alito del Creatore, è un diabolico militante della de-creazione. Rifiuta di vivere in comunità di sorte e di legami organici col fratello. La sua, perciò, è fra le malizie più radicali che esistano. Nella Divina Commedia, Inferno, Canto XVI, Dantecolloca gli usurai dai sùbiti guadagni (v. 73) nel terzo girone del VII Cerchio, dove vengono gettati i violenti contro Dio. Ho chiesto a Luigino Bruni, esperto di economia e di Sacra Scrittura, perché da decenni i teologi moralisti non se ne accorgano e non affrontino più la problematica dell’usura. È perché non sanno né di economia né di morale mi ha risposto senza farla lunga. È tempo che la teologia morale si schieri nella battaglia contro la cattiva economia, ritornando a ragionare sull’usura. Delineata la fenomenologia del male, studiatene le cause, bisogna pur andarne alle radici, e proprio qui sono attesi il ruolo e le attenzioni della teologia morale.
Gli usurai possono mutar vita? Padre Rastrelli, primo maestro antiusura, lo sperava e pregava per la loro conversione. Come non pensare alla Chiamata di Matteo, dipinta da Caravaggio per la Cappella Contarelli in S. Luigi dei Francesi, in cui il pubblicano collaborazionista viene raffigurato analogicamente come un usuraio del Seicento, sul quale addirittura discende la luce della chiamata apostolica, a dimostrazione che nessuno può disperare della sua salvezza (san Girolamo)?
Nella sede della Fondazione Lucana Antiusura scorrono storie dure e disperate di debitori che non possono ormeggiare la barca in pericolo della loro economia presso nessun istituto bancario. Si sa che, sotto i colpi delle banche d’affari, le stesse banche ordinarie prendono l’efficienza per un semplice innalzamento del lucro, e non riconoscono altro scopo sociale che l’interesse degli azionisti e dei risparmiatori. Se non si può pretendere che siano non profit, si potrebbe aspettarsene almeno qualche scatto ideale? Muhammad Yunus, il Nobel fondatore della Grameen Bank, sostiene che nell’economia di mercato l’accesso al credito è un diritto fondamentale necessario a ogni fioritura umana, ma le cose non stanno così e non pochi, in realtà, esclusi dalle Banche, cadono nelle grinfie sia delle esose finanziarie sia dell’usura.
Ah, però, certi richiedenti! Ad alcuni andrebbe applicato il commento brutale di un personaggio che, dopo aver sparato a una balorda nonnina, in un celebre racconto di Flannery O’Connor, se ne esce: Sarebbe stata una buona donna, purché qualcuno l’avesse presa a pistolettate ogni minuto della vita. Intendo dire: certe situazioni estreme avrebbero avuto bisogno di una severa cura antidebito, di una correzione prolungata e aspra, essendo state ingrossate volta per volta da avidità, imprudenza, vizio, stolida immaginazione, secessione dagli altri, slealtà, stili di vita irresponsabili e pericolosa dabbenaggine. Fuori dai denti: questi casi si presentano più numerosi di quelli puliti, che sono davvero dolorosi, causati da malattie, morti, rovesci, incidenti e perdite del lavoro. Purtroppo c’è persino chi è defedato per la fame e si avvolge in una impotente e silenziosa vergogna.
Mi stupisco che nessuno mai si soffermi a tratteggiare una certa tipologia di indebitato. Che è comparso giurando di rimborsare, ma non rimborsa e diviene irreperibile. Che non ha lavoro né reddito proporzionato per onorare le rate, ma s’immagina di averli, fa carte false per dimostrare l’inesistente e vagheggia l’aspettativa di denaro ipotetico. Che crede tout court di avere diritto al prestito, soprattutto se tiene figli. Che intercetta un garante, poi l’abbandona sotto il gravame del debito. Illuminato qual era, padre Rastrelli, ammoniva: Chi vuol soccorrere un indebitato deve essere esperto, competente e forte: forte di verità e di realismo, più di quanto non sia forte per disperazione colui che chiede aiuto. Il nuotatore che vuol salvare chi sta annegando non ha da essere di simile tempra?
Non c’è luogo migliore della Fondazione per sperimentare che non viviamo in tempi di gratitudine. In Fondazione non ci danniamo per riscuotere la riconoscenza dei postulanti, ma per salvarli, fedeli alla solidarietà e alla legalità. Abbiamo l’abitudine di ringraziare i postulanti, quando di rado giunge da loro un grazie, mentre in qualche caso non ci vengono lesinati giudizi improbi, parole amare e perfino ingiunzioni a interrompere le doverose sollecitazioni a onorare il prestito ottenuto. Registriamo delle irriconoscenze mostruose che non osiamo nemmeno riferire tanto sono incredibili. Mai dimenticare il Guicciardini: Di sua natura niuna cosa è più breve, niuna ha vita minore dei benefizi, e quanto sono maggiori, tanto più si pagano con l’ingratitudine.
In questo fatidico 2019 la Fondazione Lucana Antiusura festeggia il 25° della sua Costituzione. Ogni giorno, nella sua postazione di avanguardia, ascolta, consiglia, dissuade, sovviene: grazie al consistente patrimonio assegnatole dallo Stato garantisce ai postulanti meritevoli prestiti risolutivi presso tre Banche convenzionate. Ogni mese a un certo numero di loro assicura anche provvidenze alimentari. Coinvolge nel soccorso la Caritas sia parrocchiale sia diocesana.
Eppure troppe persone ignorano l’esistenza della Fondazione. Spesso vi giungono quando sono colpiti da paralisi debitoria o dopo aver ceduto alle profferte delle finanziarie, nonostante gli interessi appiccicati giusto sotto il tetto del tasso d’usura ed elevati anche al 17%. Qualcuno considera la Banca come una incondizionata benefattrice. Credulo, pur sovrastato da un’asta giudiziale, si ostina ad affidarsi al classico amico bancario che promette e poi viene meno. Appunto: troppe volte si giunge in Fondazione quando non resta che celebrare penitenzialmente il lutto economico.
2. NUMERI ESSENZIALI DEL 2018
Prima di tutto, largo ai numeri cui sono sottesi lavoro, soccorsi e ambasce quotidiani:
CASI ASCOLTATI | ||||
TOTALE | 154 | 100,00% | ||
ACCOLTI | 45 | 29,22% | ||
NON ACCOLTI | 109 | 70,78% | ||
FONDO STATALE | ||||
erogati | garantiti | |||
PRESTITI EROGATI | 15 | € 210.150,00 | € 180.150,00 | |
FONDO PRIVATO | ||||
MICROCREDITI DIRETTI | 18 | € 25.150,00 | ||
LIBERALITA’ | 2 | € 23.000,00 | ||
CONTRIBUTI L.r. 21/2015 art. 6 co. c) 4 | 10 | € 31.036,93 | ||
TOTALE EROGATO | € 289.336,93 | |||
ESCUSSIONI | € 0,00 | |||
RECUPERI | € 1.040,79 | |||
RIFINANZIAMENTO STATALE | € 147.709,79 | |||
CONTRIBUTI | ||||
RIMBORSO STATALE DELLE SPESE DI GESTIONE | € 7.626,82 | |||
REGIONE BASILICATA | € 44.500,00 | |||
COMUNE DI MATERA | € 2.582,28 | |||
ARCIDIOCESI DI MATERA – IRSINA | € 3.000,00 | |||
€ 3.000,00 | ||||
P.B.G. | € 2.000,00 | |||
PARROCCHIA DI S. AGNESE MATERA | € 1.000,00 | |||
FONDAZIONE LEGATO VOLPE | € 1.500,00 | |||
5 x MILLE | € 3.970,44 | |||
TOTALE | € 69.179,54 | |||
DONAZIONI PER LIBERALITÀ | ||||
CARITAS DIOCESANA DI ACERENZA | € 4.000,00 | |||
P.B.G. | € 10.000,00 | |||
PARROCCHIA X DI X | € 5.000,00 | |||
D.G.G. | € 4.000,00 | |||
TOTALE | € 23.000,00 |
Non siamo certo come alcune galline che ci intronano la testa di coccodè quando hanno fatto un uovo, ma non possiamo non fornire la sostanza numerica complessiva della Fondazione dal 1994 al 2018:
ASCOLTI DAL 1994 AL 2018 | 3506 | |
EROGAZIONI | ||
FONDO PRIVATO | 258 | € 500.737,61 |
FONDO STATALE | 726 | € 9.109.597,05 |
TOTALE | 984 | € 9.610.334,66 |
ESCUSSIONI DA RECUPERARE | 130 |
Senza istituire una comparazione con i numeri del 2017, è necessario riconoscere che nel 2018 si è verificato un sensibile calo degli ascolti e dei casi accolti e delle somme erogate dalle Banche in convenzione dietro nostra garanzia. Magra consolazione l’incremento dei microcrediti diretti, delle liberalità e dei contributi assicurati dalla Legge regionale n.21 del 2015 (contributi che in realtà abbiamo anticipato e di cui pretendiamo il rimborso!).
Preoccupa la drastica riduzione delle risorse a sostegno della gestione, visto che il rimborso statale delle spese è irrisorio e il contributo regionale risulta dimezzato.
I nuovi postulanti, poi, sono sempre più difettivi e meno conformi ai quattro criteri che devono regolarne l’accoglienza. Invano proviamo e riproviamo a individuare un appiglio per tirar fuori qualcuno dal burrone. Prestiti diretti infruttiferi, contributi una tantum previsti dalla legge regionale, liberalità di non poco peso, di provenienza tutta ecclesiale, e perfino derrate alimentari subentrano quando i prestiti garantiti sono preclusi.
Bisogna lamentare francamente che le Banche, in gran tempesta, non assicurano da un po’ di tempo un degno servizio alla Fondazione. L’imprecisione, le lungaggini e gli intoppi che frappongono alle nostre pratiche istruite con accuratezza e tempestive, dimostrano che non gli sta troppo a cuore la mission della Fondazione. In questi giorni pesanti la decisione di una Banca, un sì o un no puntuali, e se sì, una pronta risposta fattiva, sono essenziali alle persone che si rivolgono alla Fondazione. Non c’è tempo da perdere: senza stupidi cedimenti, con la giusta fermezza, si dovrebbe scommettere insieme su ogni capacità di riscatto che la Fondazione discerne e smuove, avendo il compito irrinunciabile di sostenere.
Nel 2019 sarà sottoscritto un protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni dell’usura e dell’estorsione nella Provincia di Potenza. Prefettura, Commissario Straordinario del Governo per il Coordinamento delle Iniziative Antiracket e Antiusura, Banca d’Italia filiale di Potenza, Commissione Regionale ABI Basilicata, Comitato Regionale per il Coordinamento delle Iniziative Antiracket e Antiusura, Camera di Commercio della Basilicata, Confindustria Basilicata, Cofidi Sviluppo Imprese, Confidi Fidi Imprese, Fondazione Nazionale Interesse Uomo, Fondazione Lucana Antiusura Mons. Vincenzo Cavalla, Associazione Famiglia e Sussidiarietà, converranno insieme alla firma con i loro rappresentanti. Ma un protocollo, alla fine, è solo un documento di buone intenzioni che spesso ha l’inconsistenza di un castello di carte.
Ancora nel 2019, entro date precise, la Fondazione Lucana Antiusura Mons. Vincenzo Cavalla si adeguerà al Decreto legislativo 117 del 2017 che ha ridisegnato le regole del no profit e ha subìto alcune variazioni operative a opera del Decreto legislativo 105 del 2018.
Per ritornare ai fatti del 2018, il Presidente della Fondazione, con Angelo Festa, quale Presidente dell’Associazione Famiglia e Sussidiarietà, si è costituito parte civile nel processo contro un noto usuraio di Ferrandina.
Da registrare che il 3 febbraio il Presidente, le Segretarie Angela Venezia e Maria Franca Ronzillo, il Revisore dei Conti Antonio Laviola, Marina Festa dell’Associazione Famiglia e Sussidiarietà, e le collaboratrici Giovanna Riccardi e Giusy Iuele hanno partecipato all’udienza papale nella Sala Clementina in Vaticano, insieme al Direttivo della Consulta Nazionale Antiusura e ai rappresentanti delle altre Fondazioni.
Nella mattinata del 2 marzo, a Napoli, nella Chiesa del Gesù, padre Basilio Gavazzeni ha concelebrato, a fianco di mons. Alberto D’Urso, del Provinciale campano dei Gesuiti e di altri sacerdoti, nelle solenni esequie di padre Massimo Rastrelli, l’impareggiabile gesuita che ha ispirato e guidato per oltre un ventennio il contrasto e la prevenzione antiusura. È stato presente anche il Consigliere Angelo Festa.
Il 22 e il 23 giugno, ad Assisi, padre Basilio Gavazzeni e Angelo Festa hanno partecipato all’annuale Assemblea Nazionale delle Fondazioni Antiusura e al Convegno La lotta all’usura nell’Esperienza Francescana e nel Servizio delle Fondazioni Antiusura oggi.
L’11 settembre, a Bari, in occasione della Fiera del Levante, padre Basilio Gavazzeni è intervenuto su Usura e usurai alla Tavola rotonda organizzata dalla Consulta Nazionale delle Fondazioni su Indebitamento delle Famiglie.
Il 20 novembre, alle 17.30, a Matera, nella Sala Joseph Ratzinger, in piazza S.Agnese, il Premio Nazionale Città Cristologica, alla sua terza edizione, è stato consegnato da mons. Alberto D’Urso, a Sara Magister per il libro Caravaggio. Il vero Matteo, Campisano Editore, Roma 2018. È stato un momento di perfetta organizzazione in cui ha spiccato la preziosa lectio della premiata.
Nella serata del 21 novembre, a Gorgoglione, il Presidente della Fondazione è stato fra il relatori che hanno introdotto l’intervento del gesuita Antonio Spadaro, Direttore della Civiltà Cattolica, che ha ricevuto il Premio Padre Giuseppe De Rosa, alla seconda edizione.
Il 2018, nonostante la contrazione dei numeri, è stato come al solito laboriosissimo. Alla Segreteria formata da Angela Venezia e Maria Franca Ronzillo è stata annessa una volontaria di sicuro valore, Pasqua Monaco. La Fondazione ringrazia quanti hanno fatto qualcosa per e con essa. Un grazie superiore all’avvocato Francesca Chietera che, da par suo e gratuitamente, ha saputo dirimere una fastidiosa vertenza pendente da due anni sulla Fondazione.
Per non dimenticarci noi stessi, appuntiamo che nel 2019 ricorre il 25° dell’attentato alla Chiesa parrocchiale di S. Agnese (6 maggio 1994) e dell’approvazione dell’Atto Costitutivo della Fondazione (29 novembre 1994) che sono stati gli avvenimenti maieutici preposti dalla Provvidenza alla nascita della nostra realtà.
Torna conto concludere con una preghiera cui gli operatori della Fondazione, marchiati a fuoco dalla misericordia evangelica, pur rispettosi dei limiti ferrei della legalità, aderiscono con fervore. Intitolata Coloro che in te ho amato Signore,è del padre domenicano Louis Lebret, l’esperto di economia e umanesimo che fu il mentore dell’Enciclica Populorum progressio di Paolo VI.
Mio Dio, io credo di aver amato molte cose, in te, lungo il mio cammino. / Capisco che è stato sempre troppo poco, ma comprendo che è stato il meglio della mia vita così piena di egoismi. / Quando, bambino ho amato quella povera vicina che non aveva il vestito per andare a Messa. / Ho amato i mendicanti che portavano la bisaccia di casa in casa per riempirla di pane. / Ho amato gli scaricatori di Porto Said, con i quali abbiamo imbarcato il carbone sul nostro battello. / Ho amato i Tedeschi ai quali avevamo appena distrutto la flotta, e che chiamavano disperatamente nella fitta nebbia tra i banchi di Fiandra. / Ho amato i pescatori che fuggivano verso la città, ridotti alla fame dalla meccanizzazione e dalla crisi mondiale. / Ho amato gli abitanti dei tuguri di Marsiglia presso i quali mi conduceva il Padre Loew. / Ho amato i neri delle favelas di Rio e dei mocambos di Recife … ho amato i cenciaioli di Tokyo ai quali la polizia distruggeva le misere abitazioni … ho amato tanti sventurati da non ricordarmene più il numero … / Ho amato i ricchi, schiavi della loro ricchezza … i politici che non avevano la competenza o la grandezza per adempiere correttamente il loro dovere. / Ho amato ogni sorta di uomini, tanti poveri miserabili che solo la testimonianza dell’amore autentico può sollevare. / Mio Dio, ho fatto troppo poco per tutti questi uomini che ho amato in te, e per tutto ciò che vi era in essi di valore e di speranza. / Nondimeno possa la mia angoscia stringere anche tutti coloro che portano ancora il tuo nome e che, unendo i loro sforzi, potrebbero fare un mondo migliore.
Don Basilio Gavazzeni