Vasta operazione antidroga della sezione G.O.A del Gico di Catanzaro, Brescia e Policoro
Più di tre tonnellate di stupefacente sequestrato tra cocaina, eroina e marijuana, oltre al rinvenimento di numerose armi (tra cui kalashnikov) e la cattura di un pericoloso latitante. Questo il bilancio dell’operazione antidroga denominata ‘Gentleman’ condotta dalle Fiamme Gialle della sezione G.O.A. del GICO di Catanzaro, della sezione G.O.A.. del GICO di Brescia, della Compagnia di Policoro e dello S.C.I.C.O., culminata oggi con l’esecuzione di 32 ordinanze di custodia cautelare in carcere disposte dal GIP di Catanzaro.
Le indagini, dirette dai procuratori aggiunti dott. Giovanni Bombardieri e dott. Vincenzo Luberto e dal sostituto procuratore dott. Domenico Guarascio, coordinate dal procuratore distrettuale di Catanzaro dott. Antonio Vincenzo Lombardo, in collegamento con la Procura di Brescia, nella persona del Procuratore Aggiunto dott. Sandro Raimondi, e della Procura di Matera, nella persona della dott.ssa Alessandra Susca, hanno delineato l’attività delittuosa dei sodalizi criminali riconducibili a Solimando Filippo ed Abbruzzese Luigi, ritenuti i soggetti alla cui egemonia risultano soggiogate la ‘locale’ di Corigliano Calabro e la ‘ndrina degli zingari di Cassano allo Ionio, compagini storicamente dotate di autonomia ed accertata operatività criminale nell’ambito del traffico internazionale di stupefacenti.
Nel corso degli anni “gli zingari” si sono emancipati da una situazione di dipendenza che li relegava ai margini delle associazioni ‘ndranghetistiche sino ad assurgere alla preposizione di un locale di ‘ndrangheta. Due anni di serrate attività di indagine hanno dimostrato come detta organizzazione avesse accesso ai mercati sudamericani, per la cocaina ed a quelli dell’est europeo, per l’eroina e la marijuana, così da importare a prezzi assolutamente concorrenziali ingenti partite di stupefacente. Le investigazioni hanno svelato l’esistenza di una fitta rete di pericolosi narcotrafficanti internazionali in grado di movimentare grossi quantitativi di marijuana dall’Albania verso l’Italia, avvalendosi di vettori marittimi dell’organizzazione, nonchè di cocaina ed eroina, mediante l’impiego di automezzi modificati nella struttura al fine di ricavarne appositi vani funzionali all’occultamento. La complessa attività ha consentito di identificare la totalità dei soggetti coinvolti, legati per lo più da “vincoli di sangue” nel rispetto della migliore tradizione ‘ndranghetistica, e di individuare, tra l’altro, i differenti ruoli svolti da ognuno di essi in seno al sodalizio criminoso.
L’intera operazione ha permesso di infliggere all’organizzazione rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che, soprattutto, dei mancati guadagni; la droga complessivamente sequestrata, infatti, una volta lavorata ed immessa in commercio, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre 45 milioni di euro. Colpito anche il patrimonio accumulato dai principali arrestati, costituito da beni immobili, quote societarie, autovetture di lusso, ed imbarcazioni.