Con ‘Vaudou Game’ Bari in Jazz va in trasferta a Matera
La band francese\togolese Vaudou Game sarà la protagonista del quinto concerto del Festival metroplitno bari in jazz, quest’anno per a prima volta in trasferta fuori dai confini regionali a Matera. Dopo l’album del debutto “Apiafo” nel 2014, e il secondo album Kidayú, la band Vaudou Game mantiene un bel groove fra i vari continenti, mescolando l’afrobeat psichedelico, il funk e i ritmi popolari togolesi.
Il leader del gruppo Peter Solo ha utilizzato per posare per la copertina di “Apiafo” il completo tradizionale togolese adornandosi di collane tribali fatte di conchigliette e legnetti e indossando un copricapo a forma di buffalo. Questa è una tipica maschera di Zangbeno, il guardiano della notte dei villaggi nella tradizione popolare togolese che protegge il villaggio dai briganti e dai malintenzionati.
“Vaudou” è una modifica della parola voodoo: la madre, infatti, praticava il voodoo, rappresentata come cultura di pace, amore, tolleranza e umanità, e lui ha ereditato questa cultura. “Game” invece viene dal francese “gamme”, che indica le scale musicali, e la band utilizza invece che le scale musicali classiche quelle della tradizione togolese, arricchendosi anche di influenze etiopi. Solo ha un’infanzia particolare: orfano a 11 anni, ha viaggiato in lungo e in largo e ha iniziato a studiare le percussioni nel suo villaggio d’origine, Aneho-Glidji, costruendosi anche la sua prima chitarra utilizzando un pezzo di legno, i freni di una bicicletta e delle corde.
Negli anni ’90 ha iniziato ad aver successo, diventando il chitarrista di Miriam Makeba, Papa Wemba, King Mensah, continuando nel frattempo a praticare il voodoo. Questi nuovi viaggi in giro per il mondo hanno portato Solo a scoprire nuovi orizzonti e nuove musiche, arrivando infine a Londra dove si è stabilito per quattro anni, immergendosi anche nella cultura gospel e nella scena afrobeat e juju londinese. Successivamente si è trasferito a Lione, in Francia, dove ha iniziato a collaborare coi musicisti locali ed appassionandosi in particolare alla musica di Roger Damawuzan. Solo crede che il voodoo non è una cultura che appartiene solo al Benin, Togo e Haiti, ma che sia universale e connessa alla natura. Per quanto le sue canzoni in inglese, francese e nel dialetto togolese Mina trattino anche di disastri della vita moderna, sono sempre carichi di speranza e gioia nel futuro.