Venosa, revocato incarico ad un infermiera
di Giuseppe Costanzo – Segretario Provinciale Generale FIALS Potenza
Ci sono episodi che raccontano molto più di quello che sembrano. Piccoli fatti, apparentemente burocratici, che però rivelano un cortocircuito profondo tra regole e realtà. È il caso dell’ospedale di Venosa, dove un incarico a un’infermiera – revocato formalmente per gravi irregolarità accertate – continua a esistere nella pratica.
La lavoratrice è ancora lì, in direzione sanitaria, senza un ruolo definito, senza una funzione operativa, senza alcuna urgenza documentata. E la domanda che circola, insistente, è sempre la stessa: “Se non fosse la moglie di un sindacalista, sarebbe ancora lì?”
È questa la crepa da cui filtra la sfiducia. È qui che la vicenda smette di essere tecnica e diventa simbolica. Perché quando un provvedimento di revoca resta lettera morta, quando un provvedimento viene ignorato, non è solo una norma ad essere tradita: è il principio stesso di equità.
La FIALS ha denunciato il fatto ufficialmente il 6 marzo. Da allora, nessuna spiegazione, nessuna riassegnazione, nessun atto concreto da parte dell’ASP. Solo silenzio. Un silenzio che pesa, che fa rumore, che mina la credibilità della governance aziendale. Nel frattempo, nei reparti – Lungodegenza, Dialisi, Centro alzheimer, Protesica – si continua a fare i conti con una carenza strutturale di infermieri, con turni al limite, con personale stremato.
Eppure, una risorsa resta fuori da tutto questo. Nessuna emergenza. Nessuna rotazione. Nessuna utilità reale. “Revocare un incarico e poi lasciare tutto com’è – dichiara Giuseppe Costanzo – significa una cosa sola: che le regole non valgono per tutti. Che c’è chi può contare su legami, parentele, silenzi. E chi no. Questo è inaccettabile.”
Per questo la FIALS ha annunciato un sit-in pubblico davanti all’ospedale di Venosa. Un gesto forte, ma necessario. Perché non si può tacere quando la legalità viene sospesa. Non si può accettare che la pubblica amministrazione venga vissuta come un terreno dove il merito si piega alla convenienza. Ma oggi non basta una risposta tecnica. Serve una presa di posizione politica.
Per questo la FIALS rivolge un appello diretto all’Assessore Regionale alla Salute, Cosimo Latronico. Chiediamo un intervento chiaro, netto, trasparente. Perché se l’ASP non ha il coraggio o la volontà di agire, tocca alle istituzioni regionali garantire che le regole valgano davvero per tutti.
Non si tratta solo di un caso isolato: si tratta di tutelare il principio di legalità nell’intero sistema sanitario regionale. L’Assessore Latronico ha oggi l’occasione – e la responsabilità – di dimostrare che la Basilicata non chiude gli occhi di fronte alle zone grigie. Che chi governa ha il dovere di intervenire, quando l’equità viene messa in discussione da privilegi mascherati da normalità.
“Questa non è una battaglia per un posto – conclude Costanzo –. È una battaglia per il rispetto. Per tutti quei lavoratori che ogni giorno fanno il proprio dovere, senza protezioni, senza scorciatoie. L’ASP può ancora correggere il proprio operato, ma se non lo farà, sarà la politica a dover rispondere.” In gioco non c’è solo un incarico. C’è la fiducia di chi lavora. C’è la credibilità di un sistema. C’è l’obbligo di scegliere da che parte stare.