Verso lo sciopero generale del 6 settembre
Mentre il governo versa nella confusione più totale non riuscendo a definire una manovra correttiva, dal punto di vista quantitativo consistente come si era impegnato a fare con l’Europa, i cittadini assistono attoniti allo spettacolo indecente che viene loro offerto ed impauriti per una crisi che si sta aggravando ulteriormente bruciando posti di lavoro, salari e pensioni.
Ad oggi ancora non si conoscono gli emendamenti del governo, quando invece l’eccezionalità della situazione richiederebbe idee chiare e tempestività nelle decisioni.
Comunque dalla indiscrezioni che emergono non c’è da aspettarsi niente di buono poiché il provvedimento peggiora di volta in volta rafforzando il suo carattere iniquo, ingiusto e depressivo.
Nessuna misura viene prevista per la crescita e lo sviluppo.
Niente viene previsto per il lavoro, per i giovani e i disoccupati.
Non viene introdotta la patrimoniale sulle grandi ricchezze mobiliari ed immobiliari come invece avviene in altri paesi.
Non si interviene sui capitali già scudati e su gli altri ancora giacenti nei paradisi fiscali.
Rimane il taglio consistente agli enti locali che avrà ulteriori conseguenze sui servizi sociali ed assistenziali fino ad ora con difficoltà garantiti.
La spesa delle famiglie è tornata paurosamente ai livelli del duemila come denuncia la Confcommercio.
Il fondo monetario internazionale ha tagliato la stima del prodotto interno lordo italiano.
La Banca Centrale Europea rileva la mancanza di misure per la crescita nella vecchia come nella nuova versione della manovra.
Ieri la BCE ha acquistato i titoli italiani contenendo i differenziali con quelli tedeschi che altrimenti si sarebbero avvicinati a 400 punti.
Il paese cammina paurosamente sull’orlo del baratro per colpa di un governo che prima ha negato la gravità della crisi e quando ha dovuto prenderne atto non sa come affrontarla.
Tuttavia quel che appare evidente è l’accanimento verso i ceti più fragili come i lavoratori pubblici e privati, i pensionati già provati da una sequenza impressionante di interventi punitivi contro la loro condizione di vita e di lavoro.
Le tasche dei pensionati sono state saccheggiate da un governo infame che adesso vorrebbe mettergli le dita negli occhi.
Nell’ultimo anno si contano, al netto del riscatto dei corsi di laurea e del servizio militare, 8 provvedimenti uno sull’altro:
finestra mobile
anticipazione del collegamento per il pensionamento all’aspettativa di vita
anticipazione dell’allungamento a 65 anni del pensionamento di vecchiaia per le donne nel settore privato
allungamento a 65 anni del pensionamento di vecchiaia per le donne nel pubblico impiego
rivalutazione al 70% degli assegni pensionistici oltre i 1.300 lordi al mese
blocco totale della rivalutazione degli assegni pensionistici oltre i 2300 euro al mese
tassa di solidarietà per i percettori di rendite pensionistiche oltre i 90 mila euro al 5%
tassa di solidarietà per i percettori di rendite pensionistiche oltre i 150 mila euro al 10%.
Addizionando le varie misure viene fuori un quadro che fa rabbrividire.
Il governo decide con leggerezza, improvvisazione e cinismo incurante degli effetti delle sue decisioni sulla carne viva delle persone coinvolte.
Sullo sfondo rimane l’intervento sulle pensioni di reversibilità che colpirebbe in primo luogo le donne meridionali.
Colpisce l’atteggiamento di CISL e UIL che di fronte allo scempio che viene consumato nei confronti di queste persone continuano ad indugiare finendo per dare credito ad un governo non più affidabile agli occhi dell’opinione pubblica, dell’Europa e dei mercati internazionali.
Il danno che viene fatto al paese, ai lavoratori, ai pensionati è incalcolabile.
La CGIL, proclamando lo sciopero del 6 settembre, ha voluto dare uno sbocco sindacale alla rabbia, allo sconcerto e all’esasperazione di milioni di italiani altrimenti ridotti al silenzio.
Le ragioni dello sciopero sono sindacali e di merito.
Commette un errore clamoroso chi vuole ridurre la CGIL ad un ruolo meramente ribellistico e sbaglia anche chi si permette di stabilire l’opportunità o meno della proclamazione dello sciopero deciso in piena autonomia.
Chiunque vuole cambiare nel profondo la manovra il 6 settembre avrà l’occasione per gridarlo partecipando alle manifestazioni.
Un giorno non troppo lontano chi fa finta ancora di non comprendere riconoscerà il ruolo fondamentale svolto dalla CGIL in una fase particolarmente grave della vita del paese.
Lo SPI- CGIL di Matera consapevole della sua forza sarà come sempre in piazza con le proprie bandiere insieme all’esperienza maturata in tanti anni di lotta per difendere se stessi e garantire un futuro migliore per i propri figli.