Vescovo di Matera-Irsina, messaggio per il 1° maggio: Festa di S. Giuseppe lavoratore e festa del lavoro
Carissimi,
nei giorni scorsi, come Conferenza Episcopale della Basilicata, abbiamo manifestato la nostra vicinanza agli operai della Stellantis di Melfi, chiedendo ai vertici della stessa azienda un ripensamento.
Abbiamo sottolineato come “Al centro del vivere sociale, ovunque, anche in Basilicata, non si deve porre la concorrenza, ma la solidarietà, la fedeltà agli impegni assunti con i lavoratori insieme all’iniziativa privata. Questa è la via maestra che anche la nostra Costituzione indica: senza tale bilanciamento tra dignità umana e mercato nessuna istituzione imprenditoriale ha successo. Se qualcosa si rompe da un lato, dall’altro si distrugge più di quanto si possa ipotizzare”.
Oggi, festa del Lavoro, guardiamo a S. Giuseppe, carpentiere. Da lui tante persone hanno imparato a lavorare onestamente e hanno creato altro lavoro. Lo stesso Gesù da lui ha colto cosa significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro. Tutto questo dà dignità ad ogni persona e gioia. Noi credenti guardiamo il lavoro come partecipazione e contributo essenziale all’opera della salvezza.
- Giuseppe ha messo a disposizione degli altri quanto a sua volta aveva ricevuto. Quando il lavoro contribuisce a creare altro lavoro significa che il singolo aiuta sostanzialmente a realizzare con la propria arte, le proprie potenzialità quel bene comune di cui la famiglia umana intera ne deve godere.
Abbiamo più volte sottolineato come questa pandemia abbia messo in evidenza che stiamo vivendo un tempo di grande crisi che non è sola economica, ma anche sociale, culturale e spirituale.
Nella Bibbia, fin dalla narrazione della creazione vediamo che Dio è all’opera e lavora mettendo l’uomo al centro della creazione e a lui l’affida. Attraverso la figura di S. Giuseppe Dio ci ricorda che lui stesso si è fatto come noi e ha lavorato accanto a Giuseppe stesso.
In questo tempo di Pandemia, come CEI (Conferenza Episcopale Italiana), abbiamo voluto sottolineare come tutti siamo coinvolti ad abitare una nuova stagione economica-sociale: “Appena il giogo della pandemia si allenterà, la voglia di ripartire dovrebbe generare una forte ripresa e vitalità della nostra società contribuendo ad alleviare i gravi problemi vissuti durante l’emergenza…è fondamentale che tutte le reti di protezione siano attivate”.
Da più parti, giustamente, veniamo catechizzati che solo attraverso l’immunità di gregge, attraverso la vaccinazione, sarà possibile sconfiggere questo virus, nonostante le continue varianti che ci inducono a guardare con più misericordia e attenzione verso i paesi più poveri (Brasile, India…e tanti altri di cui nessuno ne parla). Noi aggiungiamo che il “vaccino sociale” della pandemia “è rappresentato dalla rete di legami di solidarietà, dalla forza delle iniziative della società civile e degli enti intermedi che realizzano nel concreto il principio di sussidiarietà anche in momenti così difficili”.
Sicuramente l’enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti” e il cammino verso la Settimana Sociale di Taranto (21-24 ottobre 2021) che affronterà il tema “Ambiente, Lavoro e Futuro”, saranno di grande aiuto per il contributo che la Chiesa intende dare per il bene della terra e dei suoi abitanti. Siamo tutti figli di Dio, siamo tutti fratelli.
Con Papa Francesco imploriamo San Giuseppe lavoratore perché possiamo trovare strade che ci impegnino a dire: nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro!
Vi benedico.
✠ Don Pino