Zes Jonica, meno burocrazia per concretizzare un nuovo volano di sviluppo del Mezzogiorno
La ZES non può rimanere solo una vision ed i tempi chiedono certezza, mentre gli incontri dei tavoli tecnici non devono rimanere solo istituzionali, ma vanno pubblicizzati e resi più inclusivi per concretizzare la Zes Jonica, partendo dalla Zona Franca Doganale e la Regione Basilicata non continuare nel suo ”operoso silenzio” a cui ci aveva abituati. Questo è stato l’argomento affrontato oggi dall’Associazione Zes Lucana che non abbassa l’attenzione e, nonostante il periodo di emergenza sanitaria nazionale, continua sul web le sue ricerche e i suoi forum di discussione. Il Comitato di Indirizzo della ZES Interregionale Jonica si è riunito una prima volta a novembre 2019 per approvare il Regolamento di funzionamento, poi il 24 febbraio quando ha esaminato le agevolazioni fiscali per le imprese che si insedieranno nell’area ZES ed infine il 3 aprile, in videoconferenza, per analizzare le aree da proporre al Governo centrale per l’istituzione della Zona franca doganale interclusa, in modo da realizzare una vera e propria “no tax area”. La ZES merita di essere “promossa” e per tale motivo il Comitato di Indirizzo si è rivolto a Infocamere per la costituzione del portale da utilizzare per lo sportello unico ZES, deputato a rilasciare le autorizzazioni alle imprese, sia attraverso la creazione di un apposito sito internet. L’Associazione Zes Lucana, sin dalla sua nascita, aveva indicato la Camera di commercio come ente idoneo a redigere un Piano di marketing utile a far conoscere i vantaggi della ZES Jonica alle imprese lucane ed estere per creare occupazione per il territorio. Per consentire che la ZES Jonica diventi un volano di sviluppo e di crescita per il nostro Mezzogiorno, un attrattore di investimenti da parte di imprese italiane ed estere che possano portare nuova buona occupazione sul territorio, il Comitato di Indirizzo deve definire subito il pacchetto di agevolazioni e semplificazioni non solo di carattere fiscale, in sinergia con l’Agenzia delle Entrate, ma anche amministrativo da sottoporre al vaglio dei Sindaci dei Comuni interessati e condividerli anche con gli organi intermedi come i Consorzi Industriali e le Camere di Commercio, che hanno il polso della situazione imprenditoriale.
L’Associazione Zes Lucana ha invitato più volte a copiare quanto si è già fatto in Campania ove è stata già sperimentata una “ Cabina di pilotaggio”, che si posiziona tra il Comitato di indirizzo e le Strutture di progetto delle due regioni, che deve avere al suo interno organi tecnici, esperti del mondo accademico–scientifico e stakeholders qualificati, rappresentanti dei Consorzi ASI, di Confindustria e del mondo sindacale. Se a tutto ciò si aggiungono le politiche governative di supporto e cioè il Piano Export Sud, il sostegno al sistema portuale, la Difesa per un Sud che non sia frontiera, ma ponte del Mediterraneo con il porto di Taranto quale nuova porta con l’oriente, la Zes può diventare realtà e il post coronavirus ce lo chiede con insistenza. Il sito internet della Zes deve contenere un sistema di geolocalizzazione delle aree disponibili, in modo da renderle facilmente individuabili da parte degli investitori, soprattutto esteri, che fossero interessati a insediarsi nel nostro retroporto, mentre all’Associazione continuano a giungere e-mail di richiesta in tal senso. Le Regioni interessate, capitanate dal presidente Prete, devono fare la loro parte politica e ricevere il contributo dei tecnici, magari partendo dall’immediata e possibile attuazione di una Zona Franca Doganale a cui il Governo ha già dato il via per Taranto, ma che va senz’altro inserita del progetto Zes Jonica. L’Associazione sollevò l’argomento Zona Franca Doganale a dicembre 2019 in un convegno organizzato dal comune di Ferrandina. L’esperto di logistica Giovanni De Meo evidenziò già allora quanto riportato nella Legge di bilancio 2020 e rivendicò un “corridoio doganale” con il retroporto lucano che insieme alla digitalizzazione e a quelle strutture immateriali permetterebbe di avere una Smart Zes.
Con i corridoi possono essere costituiti i depositi doganali anche in Basilicata ove la merce potrà essere sdoganata, controllata con il sistema 5G (specie se realizzati nell’area Zes di Matera) e non pagare dazi per lo stoccaggio, il deposito, la lavorazione e rispedita, con grande risparmio per le imprese. Certo con la notizia di oggi del sottosegretario Turco e gli 11 milioni stanziati dal CIPE per l’Agromed di Castellaneta (TA), un tassello importante per la realtà industriale della Valbasento è venuto meno, infatti la piattaforma logistica dell’agroalimentare in quell’area sarebbe un inutile doppione. Tocca al Consorzio Industriale di Matera, già più volte sollecitato dall’Associazione Zes Lucana, dire la sua e comprendere che l’unico modo per connettersi e ricucire una relazione economica è di mettere in rete le Asi di Val Basento, La Martella e Jesce con la Zes Jonica per conferire alle rispettive aree un valore localizzativo. Le colpe non possono certo essere addossate solo al Governo per non aver ancora provveduto alla nomina del commissario per la Zes Jonica; i territori e le associazioni devono fare la loro parte, come ha comunicato ieri la piccola industria di Confindustria Basilicata, specie adesso che l’impresa chiede aiuto per il suo futuro. Per far partire la Zes Jonica sono stati affidati incarichi operativi, ancora una volta a società esterne alle due regioni, ma che danno garanzie di professionalità: IFEL (Istituto perla Finanza e l’Economia Locale), che si occupa di fiscalità locale ed “Ernst&Young”, società aggiudicataria a livello nazionale del servizio di supporto a tutte le ZES. Adesso si attende l’avvio dell’attività di promozione delle opportunità offerte dalla ZES Jonica, anche sulla scorta di quanto previsto dal Piano Sud 2030.
Servono subito norme che riducano l’incidenza della burocrazia sulle procedure e dopo il periodo di quarantena da Covid 19 servirà una massiccia dose di energie da immettere sul mercato per supportare l’impresa e l’occupazione. Massicci apporti di capitali esteri nel sistema produttivo possono mettere in moto quel circolo virtuoso necessario anche a ridurre il vero gap del Sud con il Nord in Italia, quello che si allarga sempre più in tema di infrastrutture e servizi.
Ass. ZES LUCANA