Zona Doganale di Ferrandina, Liantonio (Zona Franca Matera) scrive all’assessore regionale Cupparo
Il Presidente dell’associazione Zona Franca Matera, Gaetano Liantonio scrive all’Assessore regionale alle attività produttive Cupparo, per l’eventuale attivazione della Zona Doganale a Ferrandina.
Egregio Assessore alle Attività Produttive,
già il 1° ottobre, in occasione della visita del Ministro Patuanelli, l’Associazione ZFM Zona Franca Matera invitò il Ministro Patuanelli e di conseguenza le associazioni datoriali che lo hanno ricevuto nell’area imprenditoriale della città, a prendere atto della necessità di una zona, di dimensione prestabilita, dove si concentrino programmi di defiscalizzazione e decontribuzione rivolti alle imprese, che oggi hanno bisogno di un rifinanziamento, anche a causa del lockdown. L’API e la Piccola
Industria hanno già preso atto di ciò e le ZFU costituiscono il tessuto produttivo di una realtà cittadina imprenditoriale a servizio delle micro e piccole imprese e dei professionisti che svolgono la propria attività all’interno delle stesse. Servirebbero adesso nuove agevolazioni circa l’esenzione dalle imposte sui redditi, l’esenzione dall’Irap, l’esenzione dall’imposta municipale propria per i soli immobili situati nella Zfu, posseduti e utilizzati dai soggetti beneficiari per l’esercizio dell’attività d’impresa, l’esonero
dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente, costituirebbe una boccata di ossigeno per il tessuto produttivo di Matera che non si regge solo sul turismo e sulla cultura.
A distanza di dieci anni dall’introduzione delle zone franche in Italia, l’Associazione ZFM non ha mai smesso di sostenere nei fatti l’economia e il suo Info Point si è rivelato una strategia vincente e oggi è un presidio costante in quella che era l’area produttiva dell’artigianato e delle micro imprese locali e prima che le aree imprenditoriali di Matera diventino luoghi per RSA. Il mondo è cambiato, nell’ultimo anno. Le imprese si trovano a fronteggiare nuove sfide, dovute sia alla globalizzazione dei mercati, sia al
succedersi sempre più ravvicinato di momenti di crisi economica, alternati a momenti di crescita.
Queste sfide possono generare nuove opportunità certamente, ma possono anche esporre a rischi. Il Mezzogiorno deve riprendere a crescere e i segnali di questa ripresa devono emergere proprio dal suo tessuto produttivo. Occorrono nuove politiche per il Mezzogiorno, specie dopo il lockdown; la politica locale deve avere una impostazione pragmatica, imperniata sui fattori di sviluppo, impresa e lavoro.
Vanno rimossi i fattori di svantaggio e costruita una prospettiva duratura di sviluppo e di occupazione produttiva del Mezzogiorno, partendo da Matera, città murgiana e perciò città cerniera tra la Puglia e il capoluogo Potenza, elaborando un modello di sviluppo vincente che proietti Matera e la Basilicata verso DUBAI 2021. In questa prospettiva diventa essenziale definire una visione di sviluppo, fortemente identitaria e condivisa per capire quale territorio vorremmo, in quali aree si vuole e si può eccellere, con quali progettualità è possibile attivare risorse sia umane che finanziarie. Leggere oggi su La Gazzetta del Mezzogiorno della scelta di Ferrandina quale Zona Franca Doganale non sembra la migliore, posto che l’ex valle della chimica è già il naturale interporto della nascitura Zona Economica Speciale. Una Zona Franca Doganale lì significherebbe perdere la tanto attesa “piattaforma logistica di Ferrandina”, per la quale le precedenti amministrazioni regionali e provinciali hanno già speso tempo exdenaro. Perché accontentarsi dello zuccherino e poi lasciare a Galdo di Lauria il resto. Matera è baricentrica tra i due porti, Bari e Taranto, ed ha già l’area industriale di Iesce pronta con ampi spazi e ettari già dedicati alla ZES. Il Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Matera ha già speso soldi ed energie per tale area per recintarla e videosorvegliarla e basterebbe proprio poco per renderla idoneaxallo scopo di una Zona Franca Doganale, peraltro già collegata con un binario di Trenitalia. In tal modo la città di Matera, già unica Zona Franca Urbana, avrebbe anche la sua Zona Franca Doganale di supporto alle imprese e oggi di aiuto per le imprese in crisi che devono necessariamente risollevarsi.
Inoltre, nella sua naturale Zona Franca Urbana, cioè nel Paip di Matera, c’è il tanto prezioso “centro di formazione”, il più grande d’Europa, che aspetta solo di essere sistemato e fatto funzionare, prima che i tanti anni passati nel dimenticatoio lo rendano un relitto urbano nel cuore del Paip. Il lockdown deve generare la rinascita della prima zona produttiva e artigianale materana, deve subito partire un nuovo tumultuoso periodo di trasformazioni urbane. Quell’immobile pensato nella primavera del 1996 doveva essere e potrebbe presto diventarlo, finalmente, la Scuola di formazione se è vero che quegli spazi erano già idonei alla sede periferica della Scuola speciale dell’Istituto di restauro. Il complesso di Via 1 maggio presenta una gran quantità di spazi utilizzabili per molteplici scopi, anche per le produzioni cinematografiche e quindi potrebbe essere la sede idonea della Dogana, del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della provincia di Matera, degli uffici e di alcuni magazzini della Zona Franca Doganale.
Basta solo che anche il Comune faccia la sua parte e la Provincia e la Regione Basilicata che sono i proprietari e gli assegnatari dell’immobile non lascino che lo stesso diventi presto un esempio di soldi pubblici improduttivi. Spero che questa mia non resti l’ennesimo sasso lanciato nello stagno del Paip, ………..perchè l’acqua è poca.
Gaetano Liantonio – Presidente Associazione ZFM – Zona Franca Matera